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Meno soldi, più creatività. In finanza, è un motto a doppio taglio, perché proprio in situazioni di emergenza sono nate sia grandi idee sia grandi truffe. Eppure, non si sfugge d'innanzi alla realtà e ciò che ne comporta: il coronavirus ha ridimensionato non solo il nostro spazio vitale, ma anche il portafogli, se non di tutti, di molti. E tra quei molti, ci sono anche le società di calcio, che si troveranno a dover ripartire dopo una brusca frenata: con il fiato corto e le ginocchia doloranti,  insomma. Quindi, bisognerà andare di creatività, optando per soluzioni e modelli già presenti nello sport professionistico. Lo ammette anche Fabio Paratici, quando - a Tuttosport - spiega come il calciomercato ne risentirà, al punto che ci si debba aspettare uno scenario "stile NBA".
 
COSA SIGNIFICA - L'NBA, grazie alla sua natura giuridica, offre sempre molti spunti su come si possa diffondere un po' di democrazia nella gestione dello sport (parliamo di scelte democratiche, all'interno di un sistema prettamente aristocratico). Così, il numero chiuso delle squadre - senza nessun contatto con il mondo cestistico esterno -, permette di gestire i guadagni in maniera equa, così da non fare in modo che i soldi diventino una discriminante quando si allestisce una squadra. Una premessa debita per dire che, in NBA, non si fanno trattative sulla base dei soldi, quanto sui giocatori. Scambi, insomma. Questo per quello, due per uno, scambi a tre squadre… C'è una lunga varietà che rende questo tipo di mercato estremamente simile ad una partita di Tetris, dove il valore del giocatore non è più dettato dal rapporto qualità-denaro.
 
COME SAREBBE - Come visto, non si può prendere e fare copia incolla, a meno che il coronavirus non spinga sempre più la Uefa verso la fantomatica SuperLega. Quel che potrà verificarsi, vista la crisi economica che investirà il calcio, è che si possa iniziare a ragionare non più sul quanto ti do?, ma sul chi vuoi  in cambio?. Questo cambia completamente il valore di ogni singolo giocatore, il cui prezzo non sarà determinato in modo assoluto (60 milioni, per esempio), quando sull'utilità che ne può avere un'altra squadra. Un discorso quasi filosofico, che in parte riavvicinerebbe il calcio alla realtà di un mondo in cui, anche una spesa di 60 euro, è fin troppo eccessiva, figurarsi milioni.
 
ESEMPIO JUVE - Per non lasciare nulla in sospeso, proviamo a fare un esempio su come possa cambiare il mercato della Juventus. Paratici, che sicuramente si starà organizzando, si troverà a non poter più scegliere chi volere, senza prima capire chi mettere sul piatto dello scambio. Un nome che si presta a questo gioco, ad esempio, è quello di Miralem Pjanic. Il bosniaco ha mercato e richieste, ma se prima poteva valere 60 milioni cash, ora invece può essere anche l'uomo giusto per portare un centravanti di livello (che magari prima avresti pagato 100). Ovviamente, non si può scegliere chi, perché non tutte le squadre hanno necessariamente bisogno di Pjanic. In questo scenario, quindi, abbiamo visto come il prezzo dei giocatori sia estremamente flessibile. E questa flessibilità, ad esempio, potrebbe essere la bolla che fa esplodere il fair play finanziario, per come lo intendiamo ora. Sempre la Juventus, lo scorso anno, ha scambiato Spinazzola per Pellegrini, in una trattativa molto NBA per lo stile, se non fosse che sia servita ad entrambi i club principalmente a registrare una plusvalenza. Ma senza il valore monetario dei giocatori, sarà ancora possibile? Non tutti i mali, quindi, vengono per nuocere.