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Il Giappone alla fine ha ceduto, dichiarando oggi lo stato di emergenza per la pandemia coronavirus. Una scelta arrivata non proprio tempestivamente, ma che ha visto il premier giapponese​ Shinzo Abe costretto a chiudere sette delle otto prefetture dello Stato. Compresa quella di Tokyo, che nelle ultime ore ha visto registrare una leggera diminuzione dopo un aumento vertiginoso delle scorse settimane. Una scelta che si è resa necessaria, visto che le esigue misure prese dal governo giapponese non hanno sortito gli effetti sperati: Abe ha provato a tardare il più possibile, temendo ripercussioni troppo gravose sull'economia, e cercando strade alternative, come quella di promuovere la sperimentazione di farmaci in questa battaglia. 

IL CASO AVIGAN - La notizia era rimbalzata anche in Italia, con i social che sono impazziti al solo nome. L'Avigan, il farmaco che dal Giappone hanno fatto passare per miracoloso, non sembra aver risposto a tutte le domande. Infatti, la notizia che era partita da un video di un ragazzo di Tokyo, aveva fatto il giro del mondo, con milioni di interazioni su Facebook e Twitter. "Cura il 90% dei casi" era il messaggio lanciato nel video, ripreso anche nel nostro Paese da chi, per disperazione o superficialità, ha scelto di condividerlo. Ad esempio, sia Veneto sia Piemonte avevano fatto partire la sperimentazione, a dimostrazione di come anche le istituzioni abbiano cercato di emulare il metodo giapponese. In tanti, insomma, si sono sentiti incoraggiati nel vedere le immagini che arrivavano da una Tokyo ancora in condizioni di normalità. 

OGGI - Al momento, però, il Giappone si trova ad affrontare la "nostra" normalità, ovvero il lockdown. Non sarà però una chiusura all'occidentale, per i limiti legislativi che impediscono ai governatori delle prefetture di chiudere totalmente attività e cittadini (in casa). Il Giappone, quindi, si appella al senso civico, richiamando la popolazione a limitare ogni contatto. La strada, insomma, che ha preso il resto del mondo, anche se con qualche settimana d'anticipo. Più che l'Avigan, infatti, a mantenere bassi i numeri del Giappone era stata la tempestività (in questo caso c'è stata) nell'isolare i primi casi positivi. Una decisione giusta a cui, però, non hanno fatto seguito ulteriori risposte, sino alla dichiarazione di emergenza.