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E un altro Conte. Poco da fare. Ed è pure un altro Marotta. Del resto, il tempo passa e come le onde con gli scogli finisce sempre per modellare chi colpisce con tale intensità. Riferimenti a parte, parlando di qualcosa di molto terreno si ritorna all'allenatore leccese: non è come quel tecnico rabbioso, voglioso, forte d'animo che guidò la Juventus a uno scudetto insperato. Tre motivi sopra ogni altro: si fa rimontare, perde nella gestione e nella preparazione della gara, quindi il rapporto con gli arbitri. Pure nell'ultima partita è andato a un passo dalla squalifica. 

ANCHE MAROTTA - Sarà l'ambiente che lo 'carica' diversamente. O sarà forse, più semplicemente, la consapevolezza che vincere con quest'Inter è difficile (non impossibile, ma difficile) a prescindere da chi è arrivato. Anche la questione Eriksen: tre partite in cui niente, non incide. Ma Antonio voleva Vidal, e con Christian gli nasce un altro problema 'tattico'. Non è quello della Juve, altro aspetto: una volta, certe occasioni, le divorava al volo. Chissà cosa ne pensa Beppe Marotta, comunque non esente da colpe. A partire dalla situazione portiere: Handanovic è fuori e Padelli sembra inadeguato? Come Conte, certe chance non se le faceva scappare. Viviano lo era, e non è da Marotta lasciarselo scappare così. Dando ulteriore insicurezza a un portiere già fragile come il vice nerazzurro.