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Ormai solo lacrime. In ogni dove. Ovunque e in qualunque momento parli, dagli studi alle conferenze, Antonio Conte regala immagini sempre molto simili tra loro, fatte di scuse e di qualche pianto. La colpa? Sempre degli altri. Di chi studia la sua Inter prima di affrontarla, di chi sbaglia i gol, di chi non ha esperienza, del calendario, di qualche infortunio, di chi rema contro il gruppo, degli arbitri, di chi gode, di chi vuole affossare la sua squadra, del Covid. Ecco, solo in quest'ultimo caso che arriva direttamente dalla conferenza di oggi, c'è una figura "definita", perché negli altri il colpevole non è solo invisibile, ma anche sospeso. Nella retorica dell'accerchiamento, del "tutti contro di noi", qualcosa di ormai superato, che Conte continua ad usare, come scusa per i fallimenti. Non c'è mai un solo colpevole e non ha mai un volto, ma lui sa che c'è e lo cita indirettamente. E se le prime volte appariva credibile e convincente, ora, ha stufato anche i suoi stessi tifosi. Che a dirla tutta, manco lo vorrebbero più su quella panchina. Però, nel suo discorso odierno - "Rimaniamo compatti, non prestiamo il fianco a chi sta godendo e spera che si distrugga quello che stiamo cercando di fare da un anno e mezzo: non è giusto, facciamoci trovare compatti. Stiamo lavorando in maniera importante e si vede: chi vuole il male dell'Inter cerca la distruzione" -, oltre alla solita caccia alle streghe, ha pronunciato alcune parole veritiere. Una cosa non l'ha sbagliata: noi "stiamo godendo", come direbbe lui. Una frase sempre attuale.