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Juve-Inter, da sempre per sempre. Una sfida infinita lunga una vita. Oggi come ieri: tra polemiche, critiche, scudetti che vanno e che vengono, botta e risposta a distanza e una rivalità che non finirà mai. Sennò che Derby d'Italia sarebbe? Ancora oggi si discute del rigore su Ronaldo nel 1998, l'anno in cui la Juventus di Lippi vinse lo scudetto chiudendo il campionato a +5 sull'Inter. Tra i protagonisti di quel tricolore c'era anche Antonio Conte, oggi allenatore nerazzurro.

5 MAGGIO 2002 - Copia e incolla quattro anni dopo, quando il 5 maggio 2002 gli interisti erano in lacrime all'Olimpico di Roma e la Juve a fare festa nello spogliatoio di Udine. Tra una bottiglia e l'altra è spuntata una frase, un po' polemica un po' liberatoria: "C'è poco da parlare, stiamo godendo. Questa è l'amarezza di due anni fa a Perugia, dove c'era qualcuno che ci sta guardando". Firmato: Antonio Conte. Un macigno (altro che sassolino!) che voleva levarsi dalla scarpa chissà da quanto. Centrocampista simbolo della Juve, bianconero nell'anima. Sempre il primo a difendere quei colori. Da giocatore e da allenatore.

GLI ANTI CONTE - E chi se l'aspettava che quasi vent'anni dopo sarebbe diventato allenatore dell'Inter?! Agli juventini fa effetto vederlo con quei colori, ma anche ai tifosi nerazzurri. Anzi, qualcuno neanche lo voleva. Eh sì, quel 5 maggio ancora non l'hanno digerito. Non se lo dimenticano. E dopo l'eliminazione in Coppa Italia contro il Napoli ora c'è chi vuole vederlo fallire. Dopo appena una stagione sono già stufi di vedere uno che con la Juve ha vinto tutto sia in campo che in panchina allenare la "loro" squadra. E a completare l'opera c'è l'ex ad Beppe Marotta dietro la scrivania. Passi lui, ma su Conte c'è chi non transige. Fosse per alcuni lo manderebbero via all'istante. Uno juventino allenatore dell'Inter, è tutto vero. Perché è sempre Derby d'Italia.

5 maggio 2002, come gode(va) Conte: un ricordo che l'Inter non potrà cancellare