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Antonio Conte per anni è stato lo juventino peggiore di tutti, il più detestato dalla stragrande maggioranza dei tifosi rivali della Juventus. Prima come giocatore e capitano, poi come allenatore, Conte ha incarnato al 100% la juventinità, in campo e fuori. Un vincente, un lottatore, un centrocampista e un mister mai domo, uno che ha fatto una ragione di vita del motto "vincere non è importante ma è l'unica cosa che conta". "Odio perdere, soffro per due giorni dopo le sconfitte", ama ripetere Conte, uno che non a caso ha chiamato sua figlia Vittoria. Come emblema della Juve, a Conte hanno detto di tutto: è stato il simbolo di tutti i mali di cui gli anti-juventini accusano la Vecchia Signora. 


A Conte, i tifosi anti-Juve hanno dato nel corso degli anni del "dopato", dello "scommettitore", del "truffatore", e chi più ne ha, più ne metta. In confronto agli insulti e agli epiteti di cui è stato oggetto questo professionista, gli sfottò paralleli sul "parrucchino" e sul trapianto di capelli sono solo un grottesco corollario. 


"Da simbolo del male a sogno degli antijuventini", ha scritto Massimo Zampini su Juventibus. E' accaduto proprio questo quando Conte è stato ct della Nazionale, diventando improvvisamente da "ladro" a idolo degli italiani tutti. Sarà così fra poco, quando il leccese diventerà il nuovo allenatore dell'Inter. Il 5 maggio del 2002, giorno dello scudetto vinto in rimonta dalla Juve sui nerazzurri all'ultima giornata, Conte gridava "Stiamo godendo" (VIDEO, rivolto a Materazzi). Fra poco, chi per anni lo ha insultato, sarà costretto a fare il tifo per lui (con che coraggio? Con quale faccia?). E', questo, uno degli effetti collaterali del calcio iper professionistico declinato all'italiana, in cui le bandiere non esistono più. Che fortuna non essere tifosi di nessuno in quest'epoca.