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Prendere un giocatore per conquistare un mercato. Forse un po' "triste" e pragmatico ridurre l'utilità di un nuovo giocatore in base alla crescita commerciale che può determinare per il club. E non è intenzione di chi scrive. Weston McKennie è un giocatore dall'ottimo potenziale, un fresco motore nel centrocampo juventino. Tuttavia non si può non fare una riflessione su un altro aspetto correlato all'aver comprato il primo giocatore statunitense nella storia della Juve. Una riflessione del tutto simile, del resto, a quella fatta a suo tempo per l'operazione Cristiano Ronaldo, fucina di valore non solo tecnico, ma anche commerciale e di immagine.

UNA PARTITA GLOBALE - La Juventus è una società che guarda al futuro, e al pari degli altri top club europei mira a rendersi visibile e riconoscibile in tutto il mondo, aumentando i ricavi in quelle zone del pianeta lontane da noi ma ricche di potenziali appassionati, che seguendo le gesta dei bianconeri e acquistando prodotti a marchio Juve, contribuiscono a produrre utili e permettono al club di Agnelli di scalare le vette del calcio europeo, almeno economicamente. Dall'Europa si possono e si devono seguire due vie in tal senso: quella verso est, che porta alla Cina, e quella verso ovest, che attraversa l'Atlantico e sbarca negli USA. Che non a caso sono diventate le vie preferenziali delle tournée estive.

IL SOGNO AMERICANO - Se in Cina la Juventus è presente già con una sede (l'anno scorso è stata la prima squadra italiana ad aprire una base operativa all'estero, a Hong Kong) e numerose Academy, la "conquista del West" sta avvenendo - anche lì - attraverso l'apertura di Academy bianconere, inoltre due anni fa la Juve ha esteso a USA e Canada il contratto di licensing con IMG già in essere per l'Asia. Non è ancora stata aperta una sede USA, ma in questa sessione di mercato ecco approdato alla Continassa McKennie. Un centrocampista che deve dimostrare il suo valore sul campo, ma che ha già il ruolo non scritto di "ambasciatore" juventino in terra statunitense. Terra storicamente un po' refrattaria al calcio, ma altrettanto sensibile allo spettacolo dello sport e prodiga commercialmente. Let's go!