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Quanto un uomo con la pistola incontra un uomo con il fucile, quello con la pistola è un uomo morto. E’ la celebre frase pronunciata da Clint Eastwood nel film “Per un pugno di dollari”, uno dei capolavori western di Sergio Leone resi ancora più suggestivi dalla musica composta da un altro gigante come Ennio Morricone da ieri splendido novantenne. Il “cacciatore di taglie” dagli occhi di ghiaccio e dai nervi d’acciaio interpretato dal grande attore e regista americano aveva la pistola mentre Il fucile lo imbracciava il “cattivo” Lee Van Cleef altro mito del cinema. Ad avere la peggio non era l’uomo con la pistola, ma quello con il fucile.

La Juventus sta riscrivendo il remake che, come quasi tutti gli altri lavori realizzati dal genio del regista italiano, è passato nella storia della cinematografia mondiale. Come in quelle favole western raccontate da Sergio Leone, la squadra bianconera è la protagonista assoluta di un film il cui finale è già scritto e risaputo fin dalla prima scena. A vincere sarà il “buono” che poi proprio così candido non è ma, molto più semplicemente, più in gamba e maggiormente attrezzato rispetto a tutto gli altri avversari. Il fatto che già si sappia come andrà a finire non toglie però neppure uno scampolo di suspence e di spettacolarità all’opera omnia. In questo caso a quella del campionato che, visto come stanno andando le cose, sembrerebbe addirittura inutile per via di un esito scontato, salvo improbabili ribaltoni.

E le stelle, le altre naturalmente, stanno a guardare. Non solo. Strada facendo le concorrenti della Juventus, eccezione fatta per il Napoli il quale tenta di non mollare grazie soprattutto alla lucida serenità del suo allenatore Carlo Ancelotti, prendono sempre più coscienza della loro oggettiva impotenza o perlomeno di una certa inadeguatezza nei confronti do un’avversaria pressoché inarrivabile. Sicchè accade che, sull’orlo di una crisi di nervi, qualcuno perde la testa o per eccessivo affanno o per ingiustificata presunzione. E’ successo a Higuain, crollato dopo il rigore parato dal portiere bianconero e vittima di se stesso perché deluso da una “vendetta” fallita. Stessa sorte per l’Inter di Spalletti “piallata” dall’Atalanta perché presuntuosa e narcisa. Idem per il Torino che a distanza de derby ormai prossimo si era illuso di poter scherzare con il Parma come aveva fatto con la Sampdoria. E c’è ben poco da aggiungere al “caso Ventura”, un uomo e un allenatore demolito dai suoi fantasmi e dalla sua ambizione di grandeur mortificata.

E la Juve va. Cavalca, fiera e consapevole della sua forza, allontanandosi sempre di più dal “teatro” dei duelli dove sono rimasti i cadaveri degli uomini con il fucile. Un procedere, quello della squadra di Massimiliano Allegri, significato da un passo cadenzato, regolare, ma spietato nella sua silenziosa e quasi cinica freddezza. E a spingerla, esaltando e rendendo la scena ancor più à emozionante, il tema di una sinfonia in crescendo. Insomma, un capolavoro. Come un film del grande regista Leone con la musica del grande maestro Morricone.


@matattachia