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Si ricomincia. E la griglia di partenza del vicepresidente juventino Pavel Nedved per il campionato 2019/20 è questa: Juve ovviamente in pole, perché “ha in rosa 24/25 giocatori di livello mondiale” e perché “la Juventus parte sempre per vincere tutto”. Poi ha messo l’Inter degli ex amici Conte & Marotta, che “hanno investito molto per rendere la squadra subito competitiva” e, come tali, non si possono nascondere. Dopodiché, ovviamente, c’è il solito Napoli e, udite udite, pure la Fiorentina di Commisso. Poi tutti gli altri.

Compresi quelli delle 7 coppe, autoeliminatosi pure dalle competizioni europee per evitare la mannaia Uefa e poter riordinare i conti, ma che – nonostante la pessima congiuntura attuale - si ostinano a millantare un blasone che non c’è più. Per carità, i trofei restano lì in esposizione a Casa Milan, ma il presente racconta una storia totalmente diversa da quella che fu, e che sopravvive solo sugli almanacchi.  La storia non si cancella, e insieme a lei rimane inalterata la spocchia.

Quella ostentata con baldanza al Meeting di Rimini di CL dall’attuale presidente milanista Paolo Scaroni, il quale non perde mai occasione per punzecchiare, neanche in modo tanto simpatico, la Juventus, anche quando il gap tra i 2 club è diventato ormai abissale. Quando tutto va male, è più comodo rimembrare il passato, infarcendolo di bugie. Perché ci si può sicuramente vantare di tutte le coppe vinte, senza però dovere a tutti i costi denigrare la storia degli avversari dicendo castronerie. Tipo: “Il Milan nel mondo la Juventus non la vede nemmeno, nel senso che il Milan è una squadra mondiale perché ha vinto 7 Champions League, la Juve una squadra italiana perché vince gli scudetti, e tanto di cappello perché sono stati bravissimi”.

Una carezzina accompagnata da un rutto, e pure di quelli belli rumorosi, che magari fanno pure sganasciare di risate crasse il popolino becero, come quelli sganciati da Boldi e De Sica nei cinepanettoni.  Per la serie: non si vince più nulla, e allora divertiamoci a tirare frecciatine addosso all'avversario che detestiamo di più. E poi, a Milano, riescono persino a far passare il concetto che quelli ossessionati dal Milan e dall’Inter sarebbero proprio gli juventini. Ci vuole davvero coraggio.

Così come ci vuole tanto coraggio, accompagnato da una bella faccia di bronzo, nel sostenere che una squadra 5° nel ranking Uefa, con 11 trofei internazionali in bacheca e un penta Pallone d’Oro in rosa osannato da Occidente a Oriente del globo (e altri 7 nella propria storia ultracentenaria) goda di scarsa considerazione a livello mondiale. E paradossalmente ne abbia di più una che da 7 anni non partecipa manco più all’unica competizione, a sentire proprio Scaroni, in grado di dare prestigio ad un club. Una squadra precipitata al 78° posto del ranking europeo, superata persino dagli azeri del Qarabag (70°) e priva persino di un vero padrone, essendo gestita da un fondo speculativo alla ricerca di un compratore. Che, ovviamente, causa assenza totale di vittorie persino nel settore giovanile (il Milan Primavera è appena retrocesso in B) e una situazione finanziaria pessima, fa difficoltà a trovare, nonostante le famose 7 Champions.

Oggi ricomincia la Serie A, un torneo considerato da Scaroni alla stregua di un torneo di Viareggio, se per il presidente del Milan vincere 8 scudetti consecutivi (record italiano e continentale) non hanno peso specifico sul palmares di una squadra, aumentandone solo la valenza localistica. Vincere un campionato o non vincerlo per Scaroni è praticamente uguale. Per dirla alla Mughini: puttanate!

Scaroni approfitti dell’ospitalità di Comunione & Liberazione al Meeting per pregare, e chiedere al buon Dio di tornare un giorno a rivincere almeno uno scudettino, onde evitare di finire nel dimenticatoio del football mondiale insieme alle sue 7 coppe.