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Quando un club decide se trattenere o vendere un giocatore della propria rosa deve farlo facendo prevalere la razionalità sul sentimento. Deve usare la testa anziché il cuore, perché l’emotività talvolta gioca brutti scherzi. Può indurre all’errore. Sarà brutto da dire, ma il dirigente di una grande società non può modificare una propria decisione per dare retta ai desideri dei tifosi. Non può farsi intenerire e mandare a ramengo strategie di mercato e progetti tecnici pianificati a tavolino da mesi. 

È stato molto carino l’affetto sincero dimostrato nei confronti di Higuain dagli juventini assiepati mercoledì davanti al J-Medical, nel giorno del raduno bianconero. Tanti ragazzi simpatici, spontanei, che hanno esternato senza ipocrisia il loro attaccamento autentico verso tutti i giocatori della Juve, ai quali hanno chiesto in cambio solo un selfie o un autografo. “Resta con noi” hanno più volte scandito in coro al passaggio di Gonzalo, e magari nemmeno lui aveva preventivato una simile accoglienza. Momenti di tenerezza che hanno lasciato di stucco anche molti media sportivi, alcuni dei quali sono arrivati pure a sostenere che non potessero lasciare indifferente nemmeno la società. 

E invece sì. Alla Juventus la scelta l’hanno già fatta da un anno, e non sembrano affatto intenzionati a tornare sulla propria decisione. Altrimenti Higuain sarebbe già rientrato alla base a gennaio, quando al Milan decisero di venir meno agli accordi presi in estate. Paratici lo girò immediatamente al Chelsea, dove lo tennero 6 mesi e poi lo rispedirono pure loro al mittente. 

A Torino ora è arrivato Sarri, grande estimatore del Pepita, ciò nonostante Higuain non viene ugualmente ritenuto funzionale al progetto Juve. E per un motivo molto semplice: non ha mantenuto le aspettative di una società che, per averlo, aveva pagato al Napoli la bellezza di 95 milioni. Pensavano di essersi assicurati un bomber da 40 gol a stagione, e invece si sono ritrovati un attaccante che, nella sua seconda stagione in bianconero, non è andato oltre le 16 reti in campionato, e in Champions non fece quasi mai la differenza. L’anno prima, nella finale di Cardiff, fu quasi un fantasma.

Un attaccante incline all’ingrasso, e che pure nella sua ultima annata - a metà tra Milan e Chelsea - ha realizzato appena 13 marcature. Una miseria, per un attaccante come lui, e che guadagna come lui. Non è un caso che proprio Sarri non lo abbia mai utilizzato titolare nell’unica competizione poi vinta coi Blues, l’Europa League. Domandiamoci il perché.

La storia recente di Higuain, spiace dirlo, è stata questa. Non sarà bollito, ma non è più il centravanti devastante di una volta, e infatti non ha più mercato tra i club d’élite. Restano gli amatori, tra i quali il neo ds romanista Petrachi e il neoallenatore giallorosso Fonseca. A Roma sognano un nuovo Batistuta, che però arrivò nella Capitale dopo annate strepitose a Firenze. Le ultime due stagioni del Pipa non sono state altrettanto memorabili. 

Se alla Roma sono convinti di poterlo rigenerare, perché non ci riprovano pure alla Juve, tra l’altro sfruttando il fattore Sarri? Se lo chiedono in tanti, ma la risposta è sempre la stessa: Paratici, Nedved e Agnelli non credono sia possibile. E non sembra nemmeno che il suo mentore si stia opponendo resistenza alla cessione. 

Gonzalo sta andando verso i 32 anni, e alla Continassa vogliono ringiovanire il parco attaccanti, tant’è vero che pure il mitico Marione Mandzukic è a rischio dismissione. L’unica deroga anagrafica viene concessa a Cristiano Ronaldo, seppure anche il Marziano abbia appena archiviato una delle stagioni meno prolifiche della propria carriera. Ma va altrettanto detto che senza i suoi 28 gol la Juventus non avrebbe probabilmente vinto in scioltezza il suo ottavo scudetto consecutivo e in Champions si sarebbe fermata con un turno d’anticipo. La ridotta produttività di CR7 in area di rigore va forse cercata altrove.

La sterilità sotto porta di un Higuain in evidente involuzione alla Continassa non credono possa interrompersi, nemmeno con le coccole dei suoi tifosi. Ed hanno già messo in conto che faranno parecchia difficoltà a raccimolare i 36 milioni necessari per evitare la minusvalenza in bilancio. Pure questo rende bene l’idea di quanto possa valere oggi un top player pagato, soltanto tre anni fa, 95 milioni.