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Ce l’ho col designatore Rizzoli, in una maniera feroce. Perché con la sua deregulation sui falli di mano, e sul modo di utilizzare il Var, sta rovinando in modo irreversibile questa seconda parte di campionato. E non lo dico solo oggi, dopo la scoppola ricevuta al Meazza dalla Juventus e un rigore osceno fischiato contro la Juve, lo vado ripetendo e ribadendo da settimane, e non uso l’aggettivo “falsato” solo perché fin troppo abusato da coloro i quali – per abitudine – non accettano mai i risultati del campo. Qualsiasi essi siano.

Però i danni che sta arrecando alla serie A l’uomo vitruviano, con le sue assurde manipolazioni delle regole IFAB, sono giganteschi. Il problema è che nessuno glielo dice, probabilmente perché ai signori del pallone questo calcio, rovinato in questa maniera demenziale, piace. È più spettacolare. Tanti rigori, tanti gol. Un carosello di reti. E chi se li vede fischiare a favore, se li prende e porta a casa con la tipica meschineria italica: le regole non ci piacciono, però se ci favoriscono vanno bene così.

Personalmente, ritengo questo non sia più football ma palla avvelenata. Guardate soltanto cos’è capitato negli ultimi tre Juventus – Milan, tra Coppa Italia e campionato. Rigore nella semifinale d’andata, per braccio largo di Calabria, in elevazione e voltato pure di spalle. Rigore in quella di ritorno, per gomitino di Conti, che nella torsione del busto manco si accorge di dove sia la palla. Rigore nell’ultima sfida di campionato, per un altro colpetto di gomito di Bonucci, praticamente a contatto con  Rebic che col petto gli fa carambolare  il pallone sul braccio. Di tutti questi rigori, a mio parere, non ce n’era manco uno.

Perché nel calcio il fallo di mano dovrebbe essere una cosa seria e andrebbe punita  la sola volontarietà, non il contatto accidentale della palla su mano o braccio. Non è complicato, ma a Vitruvio Rizzoli le cose semplici non piacciono. Così come credo al presidente federale Gravina, del tutto silente su questo scempio perpetrato ad ogni partita. Con questo regolamento stravolto, entrambi riescono a scansare lamentele dei club e sospetti di media, tifosi e addetti ai lavori in genere. Si concedono rigori a pioggia, e sono tutti contenti. E loro due vivono sereni e tranquilli.
Ormai in area basta sfiorare la palla coi peli del braccio per fermare tutto, andare al Var e dare poi quasi sistematicamente rigore.


Ci ho aggiunto un “quasi”, perché talvolta l’arbitro  riesce ancora a stupirci. Come il solito Fabbri in Roma-Parma. Tornato sul luogo del delitto di una settimana prima (stadio Olimpico, simulazione Caicedo non vista al Var) è riuscito a non assegnare il rigore ai Ducali per uno sfioramento di braccio del pallone da parte di Mancini, dopo un colpo di testa di Kucka. In questo caso il direttore di gara ha ritenuto che il romanista abbia colpito il pallone di spalla anziché col braccio, anche se a tutti è parso il contrario. Eppure l’assurdo regolamento vitruviano prevede pure in questi casi l’assegnazione del penalty.

Allora ci si chiede: la dittatura del Var vale sempre e per tutti, oppure talvolta può ancora intervenire la discrezionalità dell’arbitro? Domanda finora mai posta a Rizzoli, e alla quale probabilmente risponderebbe dando la solita spiegazione  da Azzecccagabugli, comprensibile solo a lui medesimo. Tipo, quando dovette motivare il mancato intervento dei varisti proprio sulla simulazione di Caicedo: “Il Var non serve per redimere dubbi, altrimenti rovinerebbe lo spettaccolo”. 

Avete capito a chi abbiamo dato in mano il nostro calcio? O ci si arrende, o li si caccia. Tertium non datur.