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Mi sono andato a risentire l’intervento di Joe Barone, braccio destro di Commisso alla Fiorentina, durante la presentazione di Pedro, ed ascoltando con attenzione le sue parole e osservando le sue espressioni quando le diceva, mi sono state chiare alcune cose.

La prima, già espressa nel mio pezzo di ieri, è che i cori dell’Heysel, le scritte contro Scirea e altre turpitudini continueremo a sentirli e a leggerle anche per i prossimi 50 anni, perché la società Fiorentina – aldilà delle dichiarazioni di facciata di Commisso (“mai più quei cori”) – non intende educare la propria tifoseria. E per tifoseria non mi riferisco all’intera tifoseria viola, ma a quella della Fiesole, perché a quella, e solo a lei, ha fatto esplicito riferimento Barone in conferenza.

Quando infatti ha spiegato perché non farebbe mai un giro di campo al Franchi con sottobraccio Andrea Agnelli “neanche per 2 miliardi di dollari!”, ha sottolineato: “Posso garantire, per quelli che mi hanno visto alla festa (della Fiesole ndr), se mi metto lì a dire chi non salta è juventino, credete che poi possa fare una cosa del genere?”. E si è messo a ridere, insieme a qualcun altro presente in conferenza. Da qui mi è facile dedurre come mai, quando nei giorni scorsi gli venne chiesto un commento sui soliti cori sull’Heysel intonati appunto durante quel gioiso rendez-vous al Franchi, Barone rispose di non averli neanche sentiti. Tutto si spiega.

La seconda cosa che ho capito dalle parole di Barone è che la considerazione di questa nuova dirigenza viola nei confronti della Juventus e dei suoi proprietari è praticamente la medesima che aveva chi c’era prima.

Ricordate Della Valle? “La famiglia Agnelli torni a fare quello che conosce meglio: sciare, andare in barca a vela, giocare a golf. Lasci governare chi sa farlo, dalla politica hanno già ottenuto ciò che volevano”.

Altrimenti non mi riesco a spiegare le motivazioni date da Barone sull’impossibilità di poter fare un giro di campo con Agnelli:” Non lo farei mai per il lavoro che sto qui a fare con tutta la Fiorentina”. E cosa vuol dire? Che chi lavora in questa società non può permettersi nemmeno una passeggiata con Agnelli? Neanche simbolicamente, per provare a riportare una partita nell’alveo naturale del calcio ed evitare che una rivalità non degeneri in odio autentico, come purtroppo documentano troppi episodi in questi ultimi 30 anni? Non capisco.

Mi è invece chiarissimo un terzo aspetto, e cioè che questo nuovo managemant non vuole andare in collisione con la propria tifoseria, e in particolare “quella” tifoseria.

Barone su questo è stato ancora più esplicito: “Bisogna proteggere i nostri tifosi, perché ci sono tante storie sulla nostra tifoseria, e c’è da proteggerli, perché se sbaglia qualcuno non significa che sbaglino tutti”. E infatti, caro Joe, mica noi si accusa l’intera tifoseria Viola o tutta Firenze per i cori sull’Heysel, rubricata da lei alla voce “tante storie”, ma solo una parte ben definita di quel tifo e di quello stadio, e che il club conosce molto bene.

Che si fa,quindi, con “quelli che sbagliano” ? Li si individua e li si allontana, o li perdona ancora e li si protegge, insieme a tutti gli altri? Pure su questo da Barone desidereremmo un po’ più di chiarezza. Limitarsi ai “ basta” non è stato sufficiente finora e continuerà a non esserlo in futuro, soprattutto se dei dirigenti continueranno ad andare alle feste della Fiesole, dove ci sono sempre pure quelli che intonano quei cori, e faranno finta di non sentirli.

Nel ricordare inoltre a Barone che Andrea Agnelli non è solito fare giri di campo prima delle partite, semmai si limita ad assistere a bordo campo al riscaldamento della propria squadra (chi l’ha informata del contrario le ha detto una fesseria), chiudo con un’ultima osservazione: dal lontanissimo 1982, e per decisione unilaterale del tifo viola, Fiorentina – Juve non é più una partita come le altre, ma una gara a rischio che non si riesce proprio, ogni volta, a non esasperare, a non caricare con polemiche e parole aggiuntive delle quali si farebbe volentieri a meno.

Barone, in questo senso, ha dato pure lui una mano. Grazie di cuore.