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Motivi per arrabbiarsi, ultimamente, da parte della Juventus ce ne sono stati parecchi durante le gare di campionato (gol annullati in serie, espulsioni discutibili),  però est modus in rebus. Soprattutto, non può diventare una brutta abitudine. Come invece sta accadendo in casa bianconera, per giunta da parte dei suoi principali rappresentanti. Ovvero, il CFO Fabio Paratici e il vice presidente Pavel Nedved. Entrambi raggiunti dopo il derby da pesanti provvedimenti disciplinari da parte del giudice sportivo: multona di 10mila euro più inibizione a ricoprire cariche federali fino al 21 dicembre per Nedved, sola inibizione fino al 14 dicembre per Paratici. 

Per entrambi si parla di gravi insulti ed espressioni irriguardose nei confronti di arbitro e guardalinee urlati dalla tribuna durante la gara. Alla stregua del becerume che trovavi sugli spalti in periodo pre covid, con gli stadi pieni. Adesso che sono vuoti è ancora più facile riuscire ad individuare chi si produce in performance così poco urbane e – diciamolo pure – davvero poco in sintonia con quello che dovrebbe essere lo stile Juve al quale gli stessi juventini erano abituati. Ma l’aspetto ancor più grave della vicenda, è che non è stata la prima volta. Lo stesso Mastrandrea nel proprio provvedimento ha citato precedenti diffide nei confronti dei 2 dirigenti bianconeri, in quanto trattasi le loro di azioni reiterate.  

Non va bene.

Era già capitato a Crotone, si è verificato di nuovo nella stracittadina col Torino. E altri analoghi precedenti, coi medesimi protagonisti, potremmo andarne a trovare pure durante la passata stagione. Praticamente un vizio. Che diventa notizia, e si trasforma inevitabilmente in motivo di attacco e polemica da parte degli avversari quando accade con questa frequenza, e in modi così plateali, in un club come la Juve. Capitava pure a Boniperti e all’Avvocato di arrabbiarsi, però in pubblico lo facevano ricorrendo all’ironia o alla battuta graffiante. All’insulto da curva non si degradavano mai.

Questo non significa che, nelle prime 10 giornate di Serie A, motivi per perdere la calma non ce ne siano stati – penso soltanto alle tante reti annullate finora a Morata per dei fuorigioco dimostrabili con estrema difficoltà dallo stesso Var, dopo prolisse consultazioni interne – sono però sbagliati i modi. Giusto farsi sentire e protestare, come spesso gli stessi tifosi bianconeri chiedono ai propri massimi dirigenti di fare soprattutto dopo torti evidenti, ma nelle sedi e nei momenti opportuni. Cosa che, al contrario, non avviene mai. Per scelta societaria. Salvo venire poi a sapere dal giudice sportivo che lo sfogo c’era stato, ma in tribuna. Per giunta, con toni parecchio accesi e maleducati.  

Non sarebbe meglio, invece, adottare durante la partita un  altro comportamento ed esternare il proprio giusto malessere a fine gara, in maniera decisa ma civile? Boniperti in questo era maestro, ed anche Moggi non era da meno. Entrambi sapevano come farsi sentire e, al tempo stesso, essere efficaci. Ricorrere agli insulti pedestri è davvero l’estrema ratio, e lede non poco all’immagine del club. Un cambio di registro (e strategia) sarebbe opportuno.  

Spero che alla Continassa ci arrivino da soli.