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Nella lunga intervista rilasciata all’ottimo Guido Vaciago di Tuttosport, Arrivabene ha detto tante cose. Che lui non si ritiene un competente di calcio ma vuole dire lo stesso la sua, che la Juventus vuole diventare un marchio globale come la Ferrari, che nonostante due aumenti di capitale i conti bianconeri piangono ancora, che con Dybala esisteva un accordo ma poi sono state fatte altre valutazioni dal cda, che Pogba arriverà e De Ligt se ne andrà via. 

L’AD bianconero ha parlato pure dell’effetto Stadium che non c’è più, e non se n’è rammaricato più di tanto, come invece stanno facendo da mesi sui social un bel po’ di tifosi juventini. Anche con una parte di ragione, perché è davvero squallido andare a vedere una partita della Juve ed avere l’impressione di essere a teatro anziché allo stadio. Non sembra nemmeno di giocare in casa, col tifo dei supporters avversari che quasi sempre sovrasta quello casalingo, pressoché inesistente. 

Tutto questo perché, da almeno tre anni, è venuto meno il sostegno da parte della curva, quella che di fatto ha sempre trascinato il resto del pubblico. Accadeva già al Comunale, è continuato al Delle Alpi, lo è stato per molto tempo pure all'Allianz Stadium, al punto da creare il cosiddetto “effetto-bolgia”, determinante anche sui risultati della squadra. 

Poi però c’è stata l’inchiesta “Last Banner”, il successivo processo e le conseguenti condanne che hanno praticamente azzerato i vertici del tifo curvaiolo e innescato la guerra tra ultrà e società Juve. Con quest’ultima determinata a non intrattenere più rapporti con quel tipo di tifoseria, avendone subìto in precedenza minacce ed estorsioni. Per la prima volta in Italia è stata infatti riconosciuta da un tribunale dello Stato l’associazione a delinquere in un contesto calcistico, e la Juventus - che aveva denunciato determinati comportamenti, costituendosi poi parte civile nel processo – ha deciso di cambiare radicalmente politica nei confronti del tifo organizzato.  

“Lo stadio – ha detto Arrivabene - deve trasformarsi in un luogo di intrattenimento, dove non necessariamente c’è bisogno di urla, striscioni e un di un certo tipo di organizzazione. A quest’ultima ci pensa il club. L’obiettivo è portare le famiglie allo stadio, se poi al posto dei cori si sentiranno solo le grida dei bambini , sarà un modo per far crescere la passione nei giovani”.  

In sintesi: se il tifo organizzato porta problemi, se ne può fare a meno. Alla società interessa riempire lo stadio con un altro tipo di clientela, meno agitata ma lo stesso partecipe dell’evento. “Un tifo sano” ha specificato l’ad bianconero.  

Considerati i prezzi della prossima campagna abbonamenti (i più cari della serie A), c’è chi è convinto che alla Juve si punti solo sul tifoso benestante, escludendo in automatico gli altri, ma dal club replicano dicendo che per i rinnovi si possono sfruttare sconti e crediti pregressi causa Covid e che quindi, allo Stadium, possono venirci tutti, senza distinzioni. Sempre se hanno ancora voglia di vedere la Juventus dal vivo, e di tifarla. 

Arrivabene ha infatti aggiunto: “Non puoi essere tifoso della Juventus a singhiozzo: o lo sei sempre o non lo sei mai”. Come dire: se vieni allo stadio, inciti la tua squadra sempre, non soltanto se sono altri a lanciare i cori al tuo posto. E soprattutto non fai il tifoso ricattando la società, “altrimenti non lo sei”. Chiaro il concetto? Chi rivuole la bolgia, ha solo da crearla.