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No, no e no. Icardi non può, anzi non deve venire alla Juventus. Voglio essere ancora più radicale del collega Marco Bernardini, il quale ha elencato tutte le controindicazioni sul possibile trasferimento di Maurito in bianconero e definito una “grossolana sciocchezza” la sola idea di portarlo a Torino. Ci aggiungo che bisogna impedirglielo, convincendo Paratici a non farci neanche un pensierino transitorio. Né la prossima estate, né mai.

Stia lì dov’è, lui e la sua stravagante moglie-manager, se li sopportino e se li gustino gli interisti, due così alla Juventus sarebbero soltanto fuori luogo. Peggio: potrebbero essere solo deleteri. Loro sono fatti su misura per l’Inter, ed è giusto, corretto, opportuno che restino in un habitat a loro più consono.

Lo ammetto: la scorsa estate e in questi ultimi giorni, quando si è raggiunto il picco della tensione tra lui e la sua attuale società, ho pensato potesse essere un’idea quella di portare Icardi alla Juventus. Un attaccante giovane, in grado di garantire oltre 20 gol a stagione e con ulteriori potenzialità di crescita, tanto più in rotta col suo club e desideroso di vincere (finora, nella sua personale bacheca di casa, non c’è manco un trofeo). Perché no?

La moglie? Appena mette piede alla Continassa, la mettono in riga. No problem, mi dicevo.
Poi, però, ho assistito alla sceneggiata di Wanda a Tiki Taka e mi si sono spalancati gli occhi, realizzando in una frazione di secondo che Icardi (e Wanda) alla Juve non potesse, e non potrà mai, essere cosa. Per la salute ambientale dello spogliatoio e dell’intero club juventino. Vade retro!

Già avevo compreso poco la presenza domenica sera a S.Siro dell’Icardi’s family, con tanto di prole al seguito, dopo le turbolenze con la dirigenza interista e i sassi scagliati contro la macchina di Wanda: se hai ingaggiato il braccio di ferro con la società e i tifosi iniziano a detestarti, cosa cavolo vai a fare allo stadio? Per giunta ad applaudire quei compagni di squadra che tua moglie ha appena attaccato (“più dei soldi, vorrei che a Mauro arrivasse ogni tanto qualche pallone giocabile in più”). Ipocrisia o tattica?

Finita la partita, vedo in tv Wanda singhiozzante e in lacrime dire che la loro è una famiglia interista, il primo a credere e a tenerci all’Inter è proprio Mauro, che entrambi amano Milano e non vogliono andarsene. Ha confessato di avere persino chiesto aiuto a Moratti (ma c’entra ancora con l’Inter?) affinché questa situazione si risolvesse, perché “Mauro ci sta malissimo, togliergli la fascia di Capitano è stato come tagliargli una gamba, lui gioca con il cuore per l’Inter”.

È riuscita persino a negare che a esista un problema sul rinnovo contrattuale, “non l’ho mai chiesto e non è un problema: non sarà mai Mauro a chiederlo”. E tutto quello che è uscito sui giornali? La richiesta di 10 milioni? Invenzioni, e la gente “capisce quello che vuole capire”.

Una patetica confessione da “C’è posta per te”, chiusa con un’altrettanto penosa rivendicazione femminista: “Il mondo del calcio con le donne è duro, veniamo un po’ bistrattate”. Detto da chi, per mesi, ha tenuto in scacco un’intera dirigenza maschile reiterando continue accuse usando la tv (in modo che tutti, ma proprio tutti le sentissero), e in casa propria porta i pantaloni belli stretti e attillati, col marito che non muove un muscolo e le permette di scagliarsi a ruota libera contro società e compagni.

Tutti hanno visto e sentito, giocarsi ora la stucchevole carta del fraintendimento è davvero ridicolo. Prima si atteggia a dura irriducibile, appena all’Inter qualcuno – seppur in colpevole e grave ritardo – ha iniziato a seccarsi ed a prendere giusti provvedimenti, Wanda si è squagliata, da procuratrice di ferro si è trasformata in bambina piagnucolosa. E il marito? Continua a tacere, non prende posizione, esterna il suo incrollabile amore per l’Inter sempre e solo attraverso la moglie (piangente). Salvo poi ascoltare e valutare anche le proposte della Juventus.

Wanda e Mauro, fateci una cortesia: restatevene a Milano, considerato vi piaccia così tanto e dite di amare l’Inter alla follia, magari scambiando pure le sassate per petali di rose. A Torino non ci sono spazio, tempo e soldi (troppi) per due come voi.

Mi auguro lo abbiano capito soprattutto Paratici e Agnelli. Più che farlo, il casino va evitato.

@MarcelloChirico