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Un bel gesto, indubbiamente, quello di consegnare le medaglie agli avversari, ma quanto ha masticato amaro mercoledì sera all’Olimpico il presidente Andrea Agnelli! E in quel momento avrà sicuramente pensato “chi me lo ha fatto fare di scaricare Allegri per prendermi questo qui”, alias Maurizio Sarri. Passare insomma da un vincente ad un perdente, per lo schiribizzo di alcuni suoi dirigenti, straconvinti che con l’ex Comandante in capo delle truppe partenopee avrebbero vinto di più e meglio, estasiando il mondo col bel gioco. Sta andando esattamente al contrario, col rischio concreto di fare il poker alla rovescia.

Un rischio che Agnelli teme, per questo era assai cupo mercoledì dopo la sconfitta ai rigori in Coppa Italia. Ma il #Sarriout che sta spopolando sui social tra i tifosi juventini non lo sta coinvolgendo. Arrabbiato sì, ma lucido. Alla Continassa non è previsto nessun ribaltone in corsa sulla panchina, com’è usanza della Real Casa. I conti si faranno alla fine, ovvero ad agosto, possibilmente alla fine del mese perché significherebbe che la Juventus è arrivata fino in fondo alla Champions.

Quindi, nessun cambio, tantomeno ritorno in sella al volo di Massimiliano Allegri, dato ormai in quota PSG per la prossima stagione. Richiamarlo significherebbe bocciatura della scelta tecnica fatta la scorsa estate da Paratici e Nedved, ai quali Agnelli ha delegato la direzione lavori, con annesse responsabilità. Dovesse tornare il livornese, quasi sicuramente non potrebbero restare il CEO e il vicepresidente Juventus, anche solo per una faccenda di incompatibilità ambientale. Non accetterebbe nemmeno Allegri di tornare con quei due ancora a capo dell’area tecnica, praticamente i suoi carnefici. “O io, o loro” sarebbe la conditio sine qua non che Max porrebbe ad Agnelli, e un repulisti del genere non è al momento all’ordine del giorno alla Juventus.

A fine stagione non lo escludo a priori, nel caso appunto la squadra dovesse capitolare su ogni fronte. In quel caso Agnelli, risultati alla mano, potrebbe anche pensarci e rifondare da capo, come nel 2011, squadra e società. Anche se l’amicizia con Nedved è profonda, così come ampia la stima riposta in Paratici, ed entrambi questi aspetti potrebbero orientare al perdono.
Di sicuro quello che verrebbe gettato giù dalla torre sarebbe Sarri con tutto il suo staff. Buffon ha detto che gli effetti del sarrismo si potranno vedere solo dalla prossima stagione: escludo che il Presidente, difronte ad uno zero titoli, opterebbe per la riconferma, il rischio di riperdere sarebbe altissimo.

Sarebbe poi da decidere chi mettere in panchina al posto di Sarri. Un Allegri –bis, per tutti i motivi di cui sopra, non lo ritengo possibile. Ci aggiungo l’orgoglio labronico del diretto interessato, da livello disumano. Inzaghi è a un passo dal rinnovo con la Lazio, Guardiola una suggestione alimentata da quelli che millantano di “avere fonti” e cercano follower sui social. Quindi? Una sigla: ZZ.