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Dentro l’urna francese di Nyon gli juventini speravano di pescare l’unica francese arrivata 2°, e la Dea bendata li ha accontentati. La Juve incontrerà il Lione e, insieme al club dell’Alvernia, ritroverà Rudi Garcia. Proprio lui, l’ex violinista di Trastevere, quello che quando venne ad allenare la Roma capì al volo l’aria che tirava in Italia nei confronti della Juventus e cercò di sfruttare quel vento a proprio favore, in modo da coprire i propri insuccessi. Nel suo triennio giallorosso (2013/16)  Garcia riuscì ad imporsi 2 sole volte contro la Juve: la prima in Coppa Italia, l’altra alla seconda di campionato in un torrido agosto romano. Poi un solo pareggio e tutte sconfitte.

Celeberrima quella del 5 ottobre 2014, con la sviolinata (fischiettata & mimata) all’indirizzo dell’ arbitro Rocchi, reo secondo lui – e  tutti i romanisti – di aver concesso due generosisissimi rigori ed un gol irregolare alla Juventus, proprio la sera in cui la squadra di Totti avrebbe potuto sbancare lo Stadium. Convinzione maturata dopo essere stata capace, in un quarto d’ora, di ribaltare lo svantaggio iniziale con le reti appunto di Totti (pure lui su rigore) e Iturbe. Rigore e raddoppio ovviamente regolari, contro invece tre marcature bianconere palesemente irregolari. Come dire: la più grande ladrata della storia, dopo quelle con Turone e Muntari.

Perché questo fu il messaggio che passò attraverso quel violino (prima) e le dichiarazioni (dopo) dello stesso Garcia: “A Torino le aree di rigore le fanno grandi di 17 metri” . Otto in meno di come le aveva polemicamente calcolate quattro anni prima Mourinho, quando allenava l’Inter (“l’area di rigore juventina è di 25 metri”). Medesimo spartito, strumenti differenti (violino,ndr).  Un velenoso sarcasmo determinato dallo sgambetto al limite dell’area del futuro juventino Pjanic ai danni di Pogba: per Rocchi era sulla riga, e quindi rigore, per i giallorossi fuori. Stessa cosa per il rigore precedentemente accordato alla Juve, per fallo di mano in barriera di Maicon su punizione di Pirlo: per i romanisti era avvenuto fuori area, per l’arbitro dentro.

In assenza di VAR, si andava sulla fiducia, e ovviamente quella riposta negli arbitri ,quando dirigono una partita della Juventus, è pari a zero. Rocchi  venne bersagliato da tale e tante polemiche da doversi scusare, sulla Rai, per la sua prestazione “non ottimale” di quella sera a Torino, dicendo che l’episodio di Maicon l’aveva gestito “in modo anomalo”.
Ma tutto il resto? Le moviole sancirono che il fallo su Pogba era avvenuto sulla riga e che il terzo gol juventino (con tiro da fuori area di Bonucci, e Vidal in fuorigioco attivo, secondo la Roma) era regolarissimo. Mentre c’erano dubbi sul rigore concesso proprio alla Roma, con Totti che trattenne in partenza Lichtsteiner prima di essere affossato dallo juventino. Tanto casino per una vittoria, alla fine, regolare della Juventus.

Garcia tacque invece l’anno prima, in Coppa Italia, quando la Roma eliminò ai quarti la Juve, ma venne annullato un gol regolare a Peluso. Lo ammise lo stesso De Rossi, che se la cavò con una battuta: “Vale per tutte le altre volte che girò contro la Roma”. Quella sera Garcia tenne il violino dentro la custodia . Magari lo risuonerà in Champions, chissà, dipenderà da che direzione prenderanno gli eventuali episodi. Alla fine potrà sempre giustificare l’eventuale eliminazione del suo Lione con la classica frase buona per tutte le stagioni: la Juve ruba.