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Purtroppo siamo costretti  a tornare a parlare del patteggiamento della Juventus, ma soltanto per tentare di fare un po’ di chiarezza, visto come stanno intorbidendo le acque dell’informazione tutti quelli rimasti delusi (e sono tanti) per gli effetti di questa decisione. Perché per milioni di persone che non tifano Juve, la delusione di non aver rivisto Madama retrocessa per la seconda volta nel giro di 17 anni è stata enorme. Vero che la retrocessione è stata fino all’ultimo un’ipotesi sul tavolo, ma proprio la scelta di patteggiare l’ha scongiurata. Così come sono state evitate nuove, pesanti penalizzazioni (che avrebbero appunto potuto rispedire la Juve in cadetteria) e ammende ancora più salate dei 718 mila euro richiesti.  
Hanno patteggiato, quindi sanno di essere colpevoli ed ammesso la colpa. Assolutamente no, la Juve non ha ammesso un bel niente. Basterebbe  leggere con attenzione e non superficialità  il comunicato ufficiale con il quale il club ha commentato e spiegato questa decisione: “La Società, pur ribadendo la correttezza del proprio operato e la fondatezza delle proprie argomentazioni difensive, ha ritenuto di accedere all’applicazione di sanzioni su richiesta ex art. 127 CGS nei termini sopra indicati nel miglior interesse della Società stessa, dei suoi azionisti e di tutti gli stakeholders ”.  Correttezza dell’operato e fondatezza delle proprio opinioni, vi sembra un’ammissione di colpa? Infatti non lo è. 

E viene ribadito subito dopo, citando l’articolo del codice al quale i legali bianconeri hanno fatto ricorso: il 127, quello che richiede appunto l’applicazione di un patteggiamento, e non il 128 , che fa esplicito riferimento alla “collaborazione” dell’imputato con la giustizia sportiva e quindi alla propria ammissione di colpe. Sfumature  importanti, ma i forcaioli delusi non le notano.

Portare ad esempio il diritto penale o civile , sostenendo che quello sportivo non può derogare dai principi base del patteggiamento , è sbagliato, perché proprio in questo processo la GS ha dimostrato di avere regole e procedure proprie, diverse dagli altri ordinamenti. Altrimenti in tutti questi mesi il pool legale Juve non avrebbe  insistito così tanto sulla richiesta di un “giusto processo”, che non c’è stato. Basti pensare che la Juve è stata accusata per un reato (non normato dal cgs) e condannato per un altro (slealtà).

Il ricorso all’esercizio del patteggiamento è comunque pratica diffusa nel mondo del calcio. Se ne sono avvalsi negli anni precedenti molti club – vedi l’Inter, il Milan, la Sampdoria di Marotta e altri– per risolvere controversie sul falso in bilancio prodotti da plusvalenze gonfiate, proprio come la Juve. La quale, però, su questa specifica accusa ha presentato ricorso e non ha chiesto di trattare. Lo ha fatto invece per i capi d’accusa riguardanti stipendi, partnership, rapporti coi procuratori, ritenuti all’origine “molto più gravi” e risolti con una semplice ammenda, tra l’altro decurtata della metà proprio per effetto del patteggiamento. 
Chi ha trovato tutto questo scandaloso dimentica , per esempio, che ci fu chi patteggiò col la Giustizia ordinaria 6 mesi di reclusione con un’ammenda di 21 mila euro per i reati (gravi) di falso e ricettazione nell’ambito dell’inchiesta penale sui passaporti falsi.  In genere il forcaiolo medio ha  poca memoria, soprattutto sui precedenti della propria squadra. 

Gravina ha fatto un piacere alla Juve? No, ha fatto un piacere a se stesso, alla Federazione e all’industria calcio italiana in generale, evitando che la Juventus  assestasse un colpo mortale all’intero sistema e alla fantomatica giustizia sportiva ricorrendo al TAR , con tutte le conseguenze del caso (e avrebbero potuto essere catastrofiche ). E non è può essere nemmeno considerato “un piacere” quello di escludere un club come la Juventus dalla Champions League, facendole perdere in un botto dai 40 agli 80 milioni di introiti Uefa, più tutti quelli legati agli incassi da stadio e sponsor. Certo, per chi si augurava la ghigliottina, è sempre troppo poco.