commenta
Zero punti nelle prime due partite del girone di Champions. Alla Juventus non era mai capitato, ma esiste pur sempre la classica prima volta. E dopo Parigi, ecco arrivata la sconfitta interna con il Benfica. La partita individuata da Allegri, già alla vigilia del PSG, come quella da non sbagliare, salvo ritrattare poi anche questa versione 24 ore prima di scendere in campo con i lusitani. Un Max in totale confusione, proprio come la sua squadra. Che non migliora mai, anzi, peggiora. 
La scorsa stagione, dopo Malmoe e Chelsea, la Juventus aveva già incamerato 6 punti e messo un’ipoteca sugli ottavi; in quella in corso, non sa nemmeno se continuerà a giocare in Europa, aggrappandosi all’Europa League. Competizione dove venne retrocessa nell’edizione 2013/14 dopo la clamorosa e inaspettata eliminazione con il Galatasaray, la famosa gara giocata due volte causa neve. Ma anche in quella stagione, pareggiò entrambe le prime due partite del girone - con Copenhaghen e turchi - facendo quindi meglio di quest’anno. 
Certo, PSG e Benfica sono avversari di maggior spessore, ma stiamo sempre parlando della Juventus Football Club, che in una situazione normale se la dovrebbe giocare con entrambe, o quantomeno non si fa ribaltare in casa dai lusitani dopo essere stata capace di sbloccare la partita dopo appena quattro minuti. Al massimo la pareggia, com’è riuscita a fare la Primavera di Montero nella Youth Generation League sempre contro il Benfica.
La Juventus non appare neanche più in grado di gestire le gare, serrare le file e vincerle di corto-muso, come aveva fatto non più tardi di un anno fa contro gli allora campioni in carica del Chelsea, e quella Juve (seppur con Chiesa) forse era addirittura più debole di quella che ha affrontato mercoledì il Benfica, capace di tenere testa all’avversario solo per venti minuti dopodiché alla mercè della squadra portoghese. 
Un copione già visto e rivisto più volte in campionato, un loop di mediocrità, errori tecnici in serie, assenza totale di gioco e personalità nel quale i bianconeri si avvitano ormai ad ogni partita e non riescono a venirne più fuori. Una squadra senza cuore e senza gamba, che non riesce a tenere i ritmi della partita non appena si alzano i giri, e che va in confusione alla prima avversità. Una Juventus che non gioca sciolta, ma con l’ansia da prestazione. Vlahovic ne è la perfetta raffigurazione plastica, costantemente sull’orlo di una crisi di nervi: il rifornimento di palloni sarà pure molto ridotto, però pure lui non può nemmeno immusonirsi se i difensori lo marcano troppo stretto. Ronaldo ha giocato in una Juve pressoché uguale, ma il modo per smarcarsi e fare gol lo trovava lo stesso. Il serbo no.
Una Juve tra il brutto e il bruttissimo e che non accenna a migliorare mai. Colpa dei giocatori non tutti all’altezza della maglia che indossano, ma anche di chi la allena. Che magari la prepara male, se in campo gli avversari corrono sempre il doppio della sua squadra. E pensare che Max era stato richiamato proprio perché considerato il miglior medico possibile per una Juve in crisi di risultati, ma la cura del dottor Max finora ha peggiorato le condizioni del malato
Se ci riesce la Salernitana a mettere sotto questa Juventus allo Stadium, non bisogna stupirsi se in Champions i bianconeri non riescono nemmeno a pareggiare una partita, compromettendo in modo serio il passaggio del girone. E gli ottavi rappresentano il risultato minimo quando ti chiami Juventus, traguardo che persino i tanto bistrattati Sarri e Pirlo riuscirono a centrare.
Molto probabilmente stavolta l’uomo delle due finali (perse) non ce la farà, tenuto forzatamente ancora sulla panchina soltanto perché i soldi da dare eventualmente al sostituto “ce li mettete voi”, come ha dichiarato senza neanche troppa ironia Arrivabene
Dovesse floppare pure a Monza, contro l’ultima in classifica, sarebbe auspicabile una presa di coscienza del fallimento da parte di Allegri. Lo farà? Non credo.