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Non li ritenevo, e non lo ritengo tutt’ora, il principale responsabile del pessimo rendimento della Juventus attuale (la peggiore dall’era Delneri), però Massimiliano Allegri non deve nemmeno prenderci in giro. Perché comprendo la necessità di fare da ombrello alle crescenti critiche alla squadra quando piove a dirotto, conosco inoltre bene la sua predisposizione naturale all’aziendalismo e alla strenua difesa di ciò che passa il convento, ma anche le bugie hanno un limite.

Max non può dire che il Napoli incontrato la sera della Befana “aveva fuori 4 giocatori”, perché non è vero: gliene mancavano 10, e tutti importanti. Glieli ricordo:  Koulibaly, Anguissa, Ounas (Coppa d’Africa), Osimhen, Lozano, Malcuit, Meret (Covid), Fabian Ruiz (infortunato) più Mario Rui squalificato (e pure positivo). Non mi paiono assenze da poco, tutt’altro. Poi, che l’undici messo in campo da Domenichini (il sostituto di Spalletti, pure lui messo fuori causa dal Covid) fosse comunque una formazione di tutto rispetto, è un altro discorso. Sta di fatto che in panchina, oltre ad Elmas e Petagna, c’erano solo  ragazzi della Primavera. E nonostante questo, il Napoli ha disputato una partita ordinata e gagliarda, sfiorando persino il colpaccio all’Allianz.

Pure la Juventus, è vero, lamentava assenze pesanti, a cominciare da quelle dei campioni d’Europa Bonucci e Chiellini, aveva ancora fuori Danilo,  così come ha dovuto  fare a meno di Pellegrini e Kaio Jorge, entrambi influenzati ma che finora hanno giocato poco (il primo) o quasi niente (il secondo). Recuperava però Chiesa e Dybala.  

Allegri ha potuto disporre di più scelte, Domenichini aveva i giocatori contati. Tutto lasciava presupporre che, alla lunga, grazie anche alla possibilità di poter fare più cambi, la Juventus avrebbe potuto spuntarla. Invece non si andati oltre a un pareggio.

Un mezzo Napoli è riuscito a tenere testa a una Juve incompleta, ma non in emergenza. Una Juventus che avrebbe potuto, e dovuto, battere un Napoli coi giocatori contati. Proprio come la squadra di Spalletti fece all’andata, seppur con la complicità di Szczesny e Kean, quando al Maradona furono i bianconeri a presentarsi senza 8 titolari, causa infortuni e  rientri tardivi dei sudamericani dalle gare di qualificazione ai Mondiali. La Juve, invece, a Torino non n’è stata in grado, perché ha disputato un’altra, l’ennesima, brutta partita stagionale.

Quindi, caro Massimiliano, non è affatto vero che “ai ragazzi non si può dire nulla”. Al contrario, glielo si deve dire eccome che – escluso Chiesa – hanno giocato tutti al di sotto delle aspettative, titolari e subentranti. Non è vero che hanno fatto una partita “aggressiva e tecnica”, perché il pressing si è esaurito dopo i 10 minuti iniziali, ogni tanto si è vista qualche fiammata (tipo, dopo la rete del pareggio) ma poi ci si è affidati a spunti individuali e improvvisazioni, in mezzo a un variegato catalogo di errori tecnici.

Vero, si è tirato verso la porta avversaria più del Napoli (22 tiri vs 16) ma come lo si è fatto? Male. Parate decisive Ospina non ne ha fatta manco una (Szczesny si). Si è creato qualche occasione da rete in più del Napoli , ma puntualmente sprecata sotto porta.

“Segniamo poco, ma i gol arriveranno”, una frase che sentiamo pronunciare spesso da Allegri ma  miglioramenti non se ne vedono. Sia in fase realizzativa (questa Juve ha l’11° attacco della Serie A) che nella costruzione del gioco, completamente assente e affidato ad estemporanee ripartenze, spesso fatte pure male perché affidate ai singoli.

Va bene cercare di tenere alto il morale della truppa, però prestazioni e risultati sono davanti agli occhi di tutti. Compresi quelli di Allegri. Al quale chiediamo, d’ora in avanti, un minimo di sincerità in più.