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Sembra lo faccia apposta: ogni volta che la Juve scende al sud contro una giallorossa, CR7 non c’è. Capitò l'anno scorso per la trasferta di Lecce, è ricapitato stavolta per Benevento. Il motivo lo ha spiegato Andrea Pirlo: è un po’ stanco. Speriamo si riposi per davvero e non vada a tartufi, come l’altra volta (il covid, in questo senso, è un buon deterrente). L’assenza in campo di Ronaldo è di sicuro un problema in meno per Inzaghi, potrebbe diventarlo invece per la Juventus. Vero, ci sarà Morata, che ultimamente timbra la rete con la stessa frequenza di Cristiano, ma a volte non basta nemmeno lui. Vedi i precedenti a Crotone e contro l’Hellas senza Ronaldo, quelle volte non convocato per positività al virus. Stavolta è fuori per scelta tecnica, concordata col tecnico.

UNA DOMANDA SORGE SPONTANEA - Perché privarsi dell’alieno lusitano proprio oggi e non, invece, mercoledì prossimo contro la Dinamo Kiev, considerando che il biglietto per gli ottavi di Champions è già stato staccato? La risposta potrebbe essere scontata: se non lo tieni a riposo quando affronti il Benevento, quando lo fai? Certo, ma al momento il gap la Juventus ce l’ha in campionato, dove occupa soltanto la quarta posizione in classifica e deve recuperare 4 punti al Milan capolista. Sono quindi vietati altri passi falsi, e un attaccante prolifico come CR7 oggi sarebbe servito parecchio, così da scongiurare brutte sorprese. Tra l’altro, contro una squadra corsara, che gioca sempre per vincere.

ALTRA RISPOSTA - È però altrettanto vero che se la Juventus, pur privandosi di Ronaldo, non fosse in grado di battere la squadra sannita sarebbe davvero un gran problema. Significherebbe che questa Juve non è la Juve, che i vari Morata, Dybala, Chiesa, Kulusevski, Ramsey, De Ligt etc. non sarebbero all’altezza del blasone societario. E questo non voglio nemmeno pensarlo, in quanto la qualità della rosa bianconera – anche senza CR7 – resta ugualmente molto alta. I giocatori a disposizione di Pirlo bastano e avanzano per imporsi al Vigorito.

TOCCA ALLA JOYA - A cominciare da Dybala, oggi riconfermato titolare nonostante l’opaca prestazione di martedì scorso col Ferencvaros. Un modo per rinnovargli la fiducia in un momento critico della carriera. Non è in forma, è stato debilitato dalla cura antibiotica per debellare un altro virus, dopo il covid. Per Paulo non è di sicuro un periodo fortunato, ma è anche vero che per recuperare la forma deve giocare, e se Pirlo lo ritiene schierabile significa che proprio così male non debba stare, altrimenti non sarebbe nemmeno in grado di allenarsi regolarmente in settimana col gruppo.

BASTA SCUSE - Resta il punto interrogativo sul contratto, sul cui rinnovo non si riesce proprio a trovare un’intesa, da mesi, e l’impressione è che possa essere anche questo il motivo della suo scarso rendimento attuale. Perché il Dybala di oggi non è nemmeno lontano parente di quello visto la scorsa stagione, è un altro giocatore. Motivare questa metamorfosi solo con l’infortunio ai flessori della scorsa estate, coi postumi del covid (ma se da giugno ad agosto ha segnato a ripetizione?) e poi con quelli dovuti ad un altro virus, mi paiono giustificazioni di comodo. Altrimenti, ribadisco, non sarebbe stato in grado di scendere in campo.

APPELLO FINALE - Col Benevento serve il Dybala che, due stagioni fa, firmò al Vigorito una fantasmagorica tripletta. Magari Paulo non rifarà tre gol, ma almeno ne segni uno: quello decisivo. Quello dei tre punti. Per la classifica della Juventus e per la sua svolta. È ora. Madama non è una donna a cui piace aspettare troppo.