commenta
Facciamo un breve ripasso. Chi pronunciò questa frase? “Stiamo lavorando con il presidente Gravina ad un format che preveda i play-off e i play-out, in modo da rendere più competitivo e interessante un torneo che, nelle ultime stagioni, è stato ad appannaggio di una sola società”. Risposta: Aurelio De Laurentiis. Quando? Non appena la matematica, a luglio, assegnò il 9° scudetto consecutivo alla matrigna Juventus.

Vi domanderete, che c’azzecca questo con quanto capitato nel weekend e sta ancora accadendo in queste ore? C’entra, c’entra… Perché non è ragionevolmente pensabile che il presidente del Napoli abbia messo in piedi tutto il casino per non giocare la partita con la Juventus solo perché alla sua squadra sarebbero mancati Insigne (infortunato) e Zielinski ed Elmas (positivi). Anche. Ma non l’unico motivo.

ADL è più scaltro di una volpe, ha ragionato sul breve e sul lungo periodo. Sull’immediato, rifiutandosi di andare a Torino con una rosa rimaneggiata sfruttando la sponda delle Asl napoletane, ma creando pure i presupposti per un cambio di formula in corsa del torneo. Sfruttando la situazione contingente, ovvero quella di un Paese tornato in emergenza sanitaria. Più i contagi saliranno e coinvolgeranno tutti i club, crescente è la possibilità che si possa ricorrere davvero ai play-off e ai play-out per assegnare il titolo e stabilire le retrocessioni.

L’alternativa è duplice: continuare lo stesso, applicando alla lettera quanto stabilito dal protocollo elaborato da Ministero – Lega Calcio - FIGC, oppure si ferma tutto. Ipotesi quest’ultima da escludere a priori: il calcio italiano non se lo può permettere, rischierebbe la bancarotta. Ecco perché ADL spinge per i playoff, che non piacciono quasi a nessuno tranne al presidente federale Gravina, tirato di continuo per la giacchetta proprio dal presidente partenopeo. Perché lì vuole portarlo, convincendolo non esistano le condizioni per poter continuare col format tradizionale.

Parliamoci chiaro: negare l’esistenza del covid è da irresponsabili, cavalcare il virus per ottenere ciò che si desidera altamente scorretto. Vero, i casi stanno tornando ad aumentare, ma i medici ci rassicurano dicendoci che il sistema è organizzato e l’epidemia molto più sotto controllo della scorsa primavera.

Traslando il discorso al calcio, è altrettanto acclarato che il covid sta circolando all’interno delle squadre, ma per fortuna nessun calciatore ha necessitato di ricovero ed è sufficiente l’isolamento per poi recuperarlo. Il caso Genoa è un unicum, e suggerisce l’adozione di protocolli ancora più rigidi all’interno dei singoli club.

Morale: col coronavirus bisogna conviverci tutti quanti, rispettando alla lettera le regole, in modo da limitare i danni e continuare a condurre una vita normale, mondo del pallone compreso. Perché un altro lockdown equivarrebbe a un armageddon.

Il putiferio innescato dalle Asl campane è servito ad Adl per sollevare il polverone, evidenziare lo stato di precarietà nel quale – causa covid - si sta svolgendo il campionato, forzare la mano per adottare da subito i playoff. La soluzione per rendere vana, dopo la molto probabile non ratifica del 3-0 a tavolino pro-Juve da parte del giudice sportivo, anche l’eventuale punto di penalità in classifica.
La tattica è chiara, resta da vedere ora se – dopo le Asl – il presidente del Napoli troverà sponde oltre che in Federazione pure all’interno dello Stato per poterla mettere in atto. E per come si stanno mettendo le cose, non lo vedo così improbabile.