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Giuro, non l’avevo assolutamente messo in conto che sarebbe potuto davvero accadere tutto questo. Per giunta, quasi allo scoccare del gong per la sessione estiva del mercato. Ovvero, che Jorge Mendes forzasse la mano per portare via Ronaldo dalla Juventus, ovviamente col suo consenso. Perché va specificato: non è la Juve che sta cedendo CR7, ma è Cristiano che se ne sta andando, non ritenendo questa Juve una squadra in grado di tornare a vincere.

Che però questo divorzio potesse concretizzarsi all’improvviso, a pochi giorni dalla chiusura delle trattative, ha davvero dell’incredibile e non depone assolutamente a favore del nuovo management bianconero. Più volte, quest’estate, mi sono espresso a favore della permanenza di Ronaldo alla Juventus, dandola per certa, proprio perché le notizie che filtravano dalla Continassa andavano tutte in questa direzione: nessuna offerta pervenuta alla società per il possibile acquisto del portoghese, nessun segnale arrivato direttamente dal giocatore e dal suo procuratore che andasse nella direzione di una sua partenza.

Solo voci, rumors giornalistici. E siccome so, per esperienza, che ne girano sempre tante (troppe), e spesso non tutte sono attendibili, ho preferito appoggiarmi alle fonti ufficiali, fidarmi della società. E probabilmente ho fatto male. Perché non esiste al mondo che un club come la Juventus si faccia mettere all’angolo a 5 giorni dalla fine delle trattative da un suo giocatore, che si chiami Vattelapesca o Cristiano Ronaldo , e che sia costretta a cercarsi un sostituto in fretta e furia pescando tra le occasioni offerte da un mercato in chiusura: il solito Icardi (che con Mbappé in partenza resterà a Parigi), di nuovo Kean (venduto a 27 e ora da ricomprare almeno a 30), oppure Aubameyang e Lacazette. Perché neanche Commisso, a campionato iniziato e col mercato in dirittura d’arrivo, è disponibile a trattare ancora Vlahovic, se non (forse) a cifre improponibili.

Tutto questo alla Continassa avrebbero dovuto prevederlo. I primi mal di pancia Cristiano li aveva vistosamente manifestati nel finale della scorsa stagione, col picco a Bologna, nell’ultima e decisiva giornata per l’accesso in Champions, dove Ronaldo si tirò fuori e non giocò. Dopodiché se ne andò in ritiro pre-Europeo col Portogallo, e né lui né Mendes si fecero più vedere e sentire. Sarebbe bastato alzare il telefono e comunicare al suo procuratore la data limite oltre la quale alla Juventus non avrebbero più aperto trattative per una possibile cessione, ma se siamo arrivati al muro contro muro ad una manciata di giorni dalla  fine delle trasmissioni significa che questo non è avvenuto.

Nessun ultimatum è stato mai posto, al contrario si è continuato a ribadire che Ronaldo sarebbe rimasto. Lo ha detto Cherubini, poi Nedved, ed anche Allegri. Nel frattempo Mendes ha avuto tutto il tempo per tessere la sua ragnatela, dentro la quale c’è cascata tutta intera Madama.

Serve a poco prendersela adesso con lui e minacciare di non lasciar partire Ronaldo se non arriverà un’offerta congrua: quei soldi Mendes li porterà, ciò che la Juve difficilmente troverà sarà un sostituto adeguato in così breve tempo. Uno all’altezza della Juventus, non un comprimario.

Una situazione inverosimile, paradossale, inconcepibile, che Boniperti o Moggi avrebbero sicuramente scongiurato per tempo, anziché continuato a blandire Ronaldo all’infinito, salvo stizzirsi quando il casino era ormai scoppiato. Adesso vanno bene anche i 28 milioni dello United, pur di non rimanere fregati su tutta la linea e perderlo a zero.

Per favore, ditemi che non è tornata la Juve pasticciona di Cobolli, e che i nuovi Secco e Blanc si chiamano Cherubini e Arrivabene. Vi prego, no.