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Vergogna. È la parola scelta dal presidente Agnelli al termine della gara con il Maccabi e con la quale ha sintetizzato non solo l’ultima, squallida prestazione della squadra (ormai fuori dalla Champions) ma anche il momento attraversato dalla Juventus. Un periodo nero, iniziato già la scorsa stagione e che si sta trascinando a quella in corso senza trovare soluzione. Uno squallore progressivo e senza fine, per il quale non si può che provare vergogna.
Ecco, ma chi dovrebbe vergognarsi di più? Tutti, nessuno escluso. Perché la Juventus di questo momento storico è un casino generalizzato, a 360 gradi.
I calciatori sicuramente devono provare vergogna, perché loro scendono in campo e sono i principali attori di ciascuna partita, ed ogni loro prestazione è peggiore di quella precedente. Il copione è sempre il medesimo: squadra priva di stimoli e di idee, svogliata, che commette errori tecnici a catena, incapace di reagire così come di costruire gioco, trame offensive, occasioni da gol. Una rosa vuota, in grado di produrre il nulla.
Deve provare vergogna l’allenatore, insieme all’intero staff tecnico, perché preparano i giocatori per ogni singola partita, li allenano e li organizzano, e se sul terreno di gioco la squadra non si comporta seguendo il piano gara deciso da tecnico e staff la responsabilità ricade pure su di loro, incapaci di far fare ai singoli giocatori ciò che avevano deciso in allenamento. Così come deve essere l’allenatore a trasmettere stimoli, motivazioni, concentrazione ai propri calciatori e a liberarli dalle paure (ammesso ne abbiano). Così com’è sempre lui, insieme ai suoi preparatori, a decidere i metodi di lavoro per farli correre e rendere al meglio durante il match. Se non ci riesce, sarà anche colpa di Allegri o lui è esentato per principio, causa raccomandazione del presidente? 
Non può limitarsi a pronunciare la parola vergogna nemmeno il presidente se poi, a questa vergogna, non seguono decisioni drastiche da parte della società, non limitate ad un ritiro punitivo di 3 giorni prima del derby. Ingenuo pensare che in 72 ore si possano risolvere problemi sedimentati nello spogliatoio da quasi 2 mesi e che hanno compromesso una stagione già ad ottobre. 
Andrea Agnelli passerà sicuramente alla storia come il presidente dei 9 scudetti consecutivi, ma nell’ultimo triennio le ha sbagliate quasi tutte, e il buco da 250 milioni nel bilancio Juve – nonostante due aumenti di capitale – sta a fotografare gli errori di gestione commessi. Certo, c’è stato il Covid di mezzo con l’inevitabile contraccolpo finanziario, ma ci sono passate di mezzo tutte le società e qualcuna n’è uscita fuori comunque in maniera brillante. La Juventus no. 
Alla Continassa hanno cambiato tre allenatori in 4 anni insieme a figure apicali della società, fatto un bagno di sangue con Ronaldo poi ceduto a quattro euro per disperazione non essendo riusciti a preventivarne la fuga, acquistato giocatori mediocri spacciati per fenomeni e strapagati come tali, provato a far saltare niente meno che un colosso come la UEFA organizzando una rivolta quasi senza esercito e per la quale il club sta pagando ora in termini politici. Per finire, la scorsa estate è stata fatta – in sintonia con l’attuale allenatore – una campagna acquisti con lo scopo di rendere nuovamente competitiva la rosa, ma i risultati finora sono peggiori di quelli della scorsa stagione. Con un tecnico difeso a oltranza solo perché ripescato e imposto dal numero 1 del club.
Tutto questo è palese ed evidente alla stragrande maggioranza di tifosi ed osservatori esterni, ma il presidente si è limitato a pronunciare la parola vergogna e ad alzare un po’ la voce nello spogliatoio, lasciando però tutto come prima, convinto non sia stato sbagliato nulla, né da lui né dai suoi 80 collaboratori. Un comportamento figlio di una presunzione diffusa, ai vertici così come in panchina, che non porterà a nulla di buono.