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Nel 2006 era “lo stravolgimento del concetto decoubertiano”, stavolta è “il tema della lealtà”. Se non è zuppa, è pan bagnato. A non cambiare non è nemmeno l’estensore di questi princìpi d’accusa, ovvero il giudice Piero Sandulli. Colui che 17 anni fa, da presidente della CAF, giudicò e condannò la Juventus nel processo di Calciopoli, e che oggi – in qualità di vice presidente della II sezione del Collegio di Garanzia del Coni – si è già espresso in anticipo su un giudizio che a breve la I Sezione del medesimo collegio, presieduto da Gabriella Sandulli, dovrà  formulare sul ricorso juventino riguardo al caso plusvalenze, e a quei 15 punti di penalizzazione in classifica inflitti in campionato alla squadra di Allegri.
 
Da come ha parlato Sandulli (“a titolo personale”, come specificato poi da un comunicato CONI) spazi di manovra, per annullare o rispedire la sentenza alla Corte d’Appello Federale, ce ne sarebbero davvero pochi per gli avvocati della Juventus, seppure – ha tenuto a sottolineare Sandulli – siano “ottimi difensori e sapranno difendere al meglio la posizione della società”. Un buffettino dato in mezzo ad una serie di accuse pronunciate a voce alta e che non lascerebbero scampo.
 
Perché, secondo lui, “la sentenza, dal punto di vista giuridico, sta in piedi”, in quanto il club è quotato in Borsa e sulla scrittura dei bilanci ha paletti più stringenti delle società non quotate, e le intercettazioni prodotte hanno valore confessorio e tradiscono la lealtà “che è alla base di qualsiasi normativa sportiva”. Non solo: Sandulli si è detto sicuro possano emergere anche “altri filoni d’indagine” con relative nuove sanzioni.  
 
Quindi, lasciate ogni speranza voi che state per entrare al CONI! Inutile anche presentarsi, ormai sembra tutto già deciso. Come nel 2006, anche se in tanti siano convinti non possa finire come per Calciopoli. Le premesse sono pessime, e il clima generale – come ho avvertito da tempo – è pessimo.
 
Solo in un Paese dei campanelli, e ritengo che quello in cui viviamo per molti aspetti lo sia diventato, può accadere che un giudice si metta pubblicamente ad esprimere giudizi sul ricorso di un club prima che un altro Tribunale lo esamini. Per la precisione, quel Collegio giudicante di cui lui stesso fa parte. Soprattutto gli venga consentito di farlo, senza prendere provvedimenti nei suoi riguardi.

 
Sembra il teatro di Brecht, e invece è la giustizia sportiva. L’assurdo, in tutti i sensi: metodologico e rappresentativo. E il comunicato CONI pubblicato postumo alle dichiarazioni di Sandulli è stata una toppa tardiva, considerato che le dichiarazioni rilasciate dal magistrato giravano ormai da un paio di giorni. 
 
Autonomia dei giudici non significa essere autorizzati ad anticipare l’esito di un ricorso, per giunta su una sentenza apparsa parecchio discutibile a tanti, dai docenti di diritto sportivo a molti avvocati del ramo. Pareri che contano zero per il circolo della caccia della FIGC, dove sono stati i primi ad ammettere (e scrivere sulla sentenza del CAF) che per loro non valgono i principi costituzionali e il diritto ad un giusto processo. Loro fanno come gli pare. I legali della Juventus sanno già così gli aspetta.