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Da un nerazzurro all’altro, da una polemica all’altra. Si è appena esaurita, seppur a fatica, quella con gli interisti sul rigore decisivo assegnato alla Juve nell’ultimo derby d’Italia e, prontamente, ne è partita un'altra con gli atalantini subito dopo la conquista della Coppa Italia da parte di Madama. Qui il nodo del contendere sono un rigore, secondo loro, non concesso ai neroblù e un fallo iniziale di Cuadrado non rilevato dall’arbitro nell’azione del primo vantaggio juventino. Secondo i tifosi della Dea, secondo Gasperini, secondo la dirigenza orobica, secondo i finti terzisti costantemente antijuventini, e secondo tutti quelli che al bar e sui social si appellano ad una sportività di cui proprio loro non fanno mai uso. Perché non ci si può definire “sportivi” se ogni volta che vince la Juventus non vale mai.

È capitato  pure questa volta, nonostante il campo abbia assegnato con merito la Coppa Italia ai alla squadra di Pirlo. L’ Atalanta ha fatto l’Atalanta solo nella prima frazione di gioco ma è poi calata alla distanza, la Juve ha preso in mano la gara, ha fatto un gol in più e si è portato a casa il trofeo. Una lettura della partita ovviamente non condivisa da chi ha perso, forse perché troppo sicuro di vincere contro una Juventus che, in questa stagione, è riuscita a farsi battere anche dal Benevento retrocesso.

Quindi adesso bisogna fargliela pagare. Come? Mandando in campo domenica contro il Milan la squadra Primavera, e perdere, così da impedire alla Juve di andare in Champions League. È la richiesta dei tifosi atalantini più illuminati alla società: meglio arrivare quarti piuttosto che fare un favore ai gobbi. Che è come dire, tagliarsi il ciccio pur di fare un dispetto alla moglie.

Chissenefrega del prestigio di vedere la propria squadra piazzarsi seconda in classifica a coronamento di una stagione superlativa, così come sapere che il proprio club incasserà più soldi dalla Lega come premio. Per questi scienziati del calcio l’Atalanta dovrebbe preoccuparsi  soltanto di arrecare un danno alla Juve, perdendo col Milan.

Per fortuna Percassi e soci, seppur delusi per la sconfitta in Coppa, sono persone intelligenti e la rivincita intendono ottenerla diversamente da come vorrebbero i baluba, nonostante li abbiano assecondati (a torto) nella polemica spicciola sugli episodi di Reggio Emilia.

Gravissimi , ovviamente, per chi ha perso, sorvolabili per quanti osservano le partite sfilandosi ogni tanto la maglietta del tifoso. Nel contatto Pessina-Rabiot semmai è stato il primo ad alzare il gomito e fare fallo sullo juventino, il quale tra l’altro ha colpito il pallone e non l’avversario (dipende sempre però con quale occhio si osservano le immagini); nell’intervento di Cuadrado, da cui parte l’azione della prima rete juventina, c’è stata, è vero, un po’ di atletica vigoria ma è quella insita nel gioco del calcio, altrimenti parleremmo di un altro sport.

Tutto questo è servito comunque ad alimentare le moviole, a dare un’occupazione agli ex arbitri, ad animare le trasmissioni televisive, a fornire giustificazioni agli sconfitti ed a rinforzare la solita, noiosa polemica sull’ “inquietante ombra” bianconera sulla serie A da parte del giornalismo sportivo che  tanto piacere ai sostenitori dello Juveout.

Se la Juventus – proprio grazie all’Atalanta -  dovesse farcela a qualificarsi per la Champions,  prepariamoci ad un’altra settimana di bisboccia.