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“In questo momento, il Milan è più forte della Juventus”. Lo sostiene uno juventino doc come Claudio Marchisio, ed ha ragione. Perché le situazioni vanno guardate con lucidità e senza i paraocchi del tifo. Oggettivamente, nel “classico italiano” di domenica prossima, il Milan parte favorito. Per le ragioni  espresse da Marchisio: la squadra rossonera è stata costruita bene da Maldini e Massara e, grazie al lavoro di Pioli, possiede un gioco e sa fare squadra. Quello che, per ora, non è la Juventus (Chiellini dixit). Al netto del positivo ritorno alla vittoria in Champions contro il modesto Malmoe e della sconfitta dei rossoneri ad Anfield.

Non si tratta di fare del maniavantismo o, peggio, lo iettatore, ma di essere obiettivi, come lo è stato Marchisio: la Juve è in ri-costruzione. Allegri si è ritrovato tra le mani una rosa non solo più debole di quella che aveva a disposizione durante la sua prima gestione, ma pure incrostata di sarrismo & pirlismo. Più che inallenabile, quella bianconera è una squadra confusa e priva di certezze, perse per strada in un biennio in cui hanno provato ad inculcarle idee e schemi differenti dal precedente dna. Quello che, in 5 anni, Max aveva costruito e i suoi successori hanno poi demolito. Si tratta quindi di rimettere insieme i cocci e tornare a fare ciò che la squadra aveva mandato a memoria fino al 2019, considerando che i giocatori sono quasi gli stessi.

In Svezia si sono iniziati a intravedere segnali di miglioramento, con reparti più equilibrati e un centrocampo più organizzato, seppur – lo risottolineo – contro un avversario mediocre. Tornare alla vittoria, dopo 2 sconfitte e un pari, soprattutto nella competizione più importante, è stato di sicuro importante. Pensare, però, che i problemi palesati in questo primo mese di stagione siano stati risolti è una pura illusione. C’è da lavorarci, e parecchio.

Tenendo soprattutto presente il livello tecnico della rosa, che con la partenza di Ronaldo si è abbassato notevolmente. C’è chi sostiene , con pervicace convinzione, che questo non è vero, che i singoli componenti di questa squadra siano molto forti, eppure il campo – giudice supremo ed ultimo – finora ha sancito il contrario: lo scorso anno la Juve (con CR7) ha conquistato, con fatica, all’ultima giornata l’euro-pass per la Champions, in questa stagione – dopo 3 giornate di campionato – si trova in piena zona retrocessione, con un solo punto in classifica. 

E si esca pure, una volta per tutte, dall’equivoco della “squadra giovane”: l’età media della rosa si attesta attorno ai 27.5 anni. Gli under 23 sono solo 5:  De Ligt (22), Pellegrini (22), Kulusevski (21), Kean (21) e Kajo Jorge (19) . Locatelli e Chiesa viaggiano già verso i 24. Quasi tutti loro hanno già in curriculum esperienze con le loro nazionali maggiori, infatti allo stesso Allegri è scappato di recente in conferenza “i giovani non sono più così tanto giovani, si devono svegliare”. Appunto, c’è una squadra che deve “svegliarsi” dal torpore della scorsa stagione e iniziare a fare punti.

Il Milan, in questo senso, è l’avversario peggiore per ricominciare a farlo in campionato, anche se la squadra deve provarci lo stesso. Perché gioca in casa e le servono punti per rilanciare una stagione che rischia di diventare anonima, se non addirittura peggiore di quella dell’anno scorso. Il Liverpool di Kloop ha dimostrato, pur con una breve pennichella nel finale del 1° tempo, che la squadra di Pioli è vulnerabile, che aggredita gli si può fare male, che il “muro” difensivo Kjaer-Tomori (per quanto osannato dalla critica) è perforabile. Dal Liverpool. E da questa Juventus?