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Prima massacriamo per bene la Juventus, come chiede a gran voce il tribunale popolare, dopodiché riformeremo la giustizia sportiva. Questo, pare di capire, sarà lo scenario che va profilandosi nel breve, e nei mesi a venire, per il club bianconero. Deferito anche per la seconda tranche dell’inchiesta Prisma, segno che non è stato raggiunto nessun compromesso con la FIGC e si va avanti ad oltranza, con finale imprevedibile.
Penalizzazione sarà pure stavolta, non si scappa. Lunedì e – quasi certamente – pure a giugno per la questione stipendi. Resta da capire il quantum, che rimane a discrezione della Corte d’Appello Federale: ne toglierà quanti ne serviranno (magari di nuovo 15) per non permettere alla Juve di partecipare alle competizioni europee nella prossima stagione. Eppoi, nel secondo processo estivo, un’altra dose, magari stavolta necessaria per rimandarla in B, come nel 2006. Una pena afflittiva variabile, a seconda delle esigenze. Da scontare tutta nella stagione in corso, o in parte nella prossima. Non si capisce.
In via Allegri non esistono regole codificate, il codice di giustizia sportiva lo interpretano e lo applicano con l’elastico. Per le dannate, stramaledette, abusate plusvalenze non è mai stata scritta una riga di norma che stabilisca quante ne possa fare un club in un anno (e finora le hanno liberamente utilizzate tutti), ma siccome ci sono intercettazioni di ex dirigenti juventini nelle quali ammettono di averne fatto troppo spesso ricorso Madama deve pagare. Il massimo della pena possibile, anche se non c’è scritto da nessuna parte quanto e come debba essere quantificata. Si fa “buon peso”, come al mercato, dopodiché si giustifica il salasso con un parolone – slealtà – onnicomprensivo di qualsiasi crimine.
Anche quello di aver stretto rapporti troppo perniciosi con altre società, con le quali attuare poi compravendite di giocatori gonfiando le valutazioni dei cartellini per sistemare vicendevolmente i bilanci. Le classiche società “amiche” sulle quali quasi ogni club si appoggia per favori vicendevoli ma che solo per la Juventus rappresentano un reato grave.
E anche sulla questione stipendi, che nel periodo Covid ai club era stato consentito proprio dalla federazione di poterne posticipare i pagamenti, l’unica a non averli messi a bilancio producendo false contabilità sarebbe stata solo ed esclusivamente la Juventus. Sempre lei, solo lei. A furia di addebitarle colpe sono riusciti a costruire per la Juventus l’immagine del mostro perfetto. Quindi da punire, anzi da vessare, perché serva da esempio per tutti gli altri. Che hanno fatto le stesse identiche cose, con o senza la Juve, ma a creare il sistema malavitoso è stata la brutta e cattiva Juve.
Il Male assoluto, alla pari di n’drangheta, camorra e mafia corleonese. Messina Denaro gode di maggiori tutele da parte della giustizia ordinaria di quelle concesse alla Juve da quella sportiva. Non è un’esagerazione, ma la realtà. E il tentativo di indorare la pillola da parte del presidente federale Gravina con una criptica dichiarazione (“la Juve è un riferimento importante del calcio, e il nostro interesse fondamentale è recuperare in termini di credibilità un brand così straordinario”, che significa?) non fa che confermare l’arrivo imminente di una tempesta giudiziaria. Con penalità, multoni, squalifiche a gogò e magari pure la retrocessione. Vero che con l’articolo 4 non la si può chiedere, ma basta aumentare a dismisura la penalizzazione per mandarci lo stesso la Juve in automatico. Capitò già con l’”illecito strutturale”, e magari pure stavolta escogiteranno qualcosa di simile se in federazione prevarrà l’ala dura e pura degli ultrà antiJuve.
Poi, magari, dopo questo armagheddon bianconero si procederà davvero alla riforma della giustizia sportiva, come ripete da settimane il ministro dello Sport Abodi, di cui ha condiviso il pensiero anche quello all’Economia Giorgetti. Una riforma attesa da decenni e alla quale nessun presidente federale, Gravina compreso, si è ben guardato di metterci mano. Non c’è fretta. Nel frattempo la Juventus verrà massacrata con le regole attuali, quelle gestite ad hoc – ma soprattutto ad minchiam - da una Caf molto più simile all’Inquisizione piuttosto che ad un tribunale ordinario. Ce la vendono candidamente come “autonomia dello sport”, di fatto è la libertà di fare quello che gli pare. Con la connivenza dello Stato, di cui la federazione è espressione, e la ola del sentimento popolare antijuventino.