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“Non sottovalutiamo questo virus, indossate la mascherina. Insieme ce la faremo”. Parole e musica di Paulo Dybala, pronunciate da un balcone della Regione Piemonte per uno spot anti-covid, la cosiddetta “pubblicità progresso”. Era novembre 2020.

Soltanto 4 mesi dopo, e in piena pandemia, eccolo invece costretto a chiedere scusa per avere, proprio lui il testimonial anti-covid, infranto le regole del lockdown: “So che in un momento difficile sarebbe stato meglio non sbagliare, ma l’ho fatto e chiedo scusa”. Salvo poi precisare che “non era una festa, ma una cena”, come se la cosa potesse mitigare critiche e rimproveri. Un po’ come fanno gli adolescenti, beccati in flagrante dai genitori.

QUESTIONE DI RISPETTO - C’è tutta Italia, per non dire la totalità dell’ Europa, in zona rossa e gli assembramenti sono vietati. In luoghi pubblici come in case private. È la regola, e la stragrande maggioranza delle persone le sta rispettando. Poi ci sono sempre gli irresponsabili, quelli che se ne fregano e fanno come pare comodo a loro, tipo quelli che si sono riuniti a migliaia davanti San Siro prima del derby. oppure davanti allo stadio di Bergamo per caricare la squadra in Champions.

COME CR7, PIÙ DI CR7 - Purtroppo tra i tanti irresponsabili ci sono pure alcuni calciatori della Juventus. McKennie, Arthur e appunto Dybala. Qualcuno ci aggiunge pure Ronaldo, che lo scorso inverno trasgredì al divieto di spostamento trans-regionale e se ne andò con Giorgina a Courmayeur. Quantomeno quella volta i trasgressori furono solo loro due, stavolta le persone coinvolte nella cena-festa-festino a villa McKennie sarebbero state almeno una decina, tra giocatori e loro amici/amiche.

LA "GIUSTIFICAZIONE" DI ORIANA... - Una riunione protrattasi, tra l’altro, oltre le 22, quando scatta il coprifuoco. Infatti sul posto è arrivata poi la Polizia, alla quale il padrone di casa si è pure, in un primo momento, rifiutato di aprire. Come se non bastasse, a peggiorare le posizioni dei tre bianconeri coinvolti è stata Oriana Sabatini, la fidanzata di Dybala, la quale, nel tentativo di scagionare il proprio ragazzo, si è lasciata scappare che quelle cene vengono organizzate quasi ogni settimana, una specie di rito. Un bel tacer sarebbe stato più opportuno, perché la toppa è stata peggio del buco. Infatti adesso sappiamo che le regole sono state trasgredite spesso, non solo questa volta.

... E QUELLA DEI TIFOSI - Poi, sui social, trovi il tifoso che, pur di difendere i propri beniamini, indossa i panni dell’avvocato difensore e cita i tamponi come elemento scagionante: “Erano tutti negativi, potevano riunirsi come fanno ogni giorno alla Continassa”. E i loro amici e le loro amiche? Si erano sottoposti tutti a tampone prima della cena? Stavolta e tutte quelle precedenti? Lo sa l’ Azzeccagarbugli di turno?

DA CONDANNARE - Ma poi, in una situazione così delicata come quella che sta attraversando in questo periodo la Juventus, è davvero necessario organizzare o partecipare a cene-feste-festini ogni settimana? Non è fuori luogo solo per la pandemia ancora in corso, lo è anche per un senso di dovere e serietà nei confronti del club, che in questo momento pretenderebbe una maggiore concentrazione da parte di tutti, considerato che non solo si è perso già lo scudetto e la squadra è uscita dalla Champions, ma è in gioco pure la partecipazione alla prossima edizione.

IL RUOLO DELLA JUVENTUS - Non ho usato il condizionale a caso. La società lo pretende per davvero oppure ha da tempo perso il controllo dello spogliatoio e non riesce a venirne a capo? Dalla notte in cui Higuain si imbarcò di nascosto su un volo privato per Buenos Aires fino ad approdare all’ultima cena festaiola a casa McKennie. Una società che, dopo il ko interno col Benevento, preferì concedere un giorno di riposo ai componenti della rosa anziché spedirli in ritiro al JHotel e costringerli, la giornata successiva, ad un doppio allenamento stile marines. Stavolta almeno ha multato e sospeso sine die i tre trasgressori. Dopo tanta carota è forse arrivato il tempo del bastone.