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Waiting for the sentence. Lo scriviamo all’inglese, visto che riguarda appunto un club britannico, e in tanti – in Gran Bretagna, ma soprattutto milioni di juventini in Italia – stanno aspettando con ansia questa benedetta e dirimente decisione. Ovvero, il primo pronunciamento della UEFA nei confronti del Manchester City a seguito del deferimento scattato lo scorso maggio per presunte violazioni alle regole del Fair Play Finanziario. Una decisione che potrebbe squalificare i citizens dalla prossima/e edizione/i della Champions League e spedire, in automatico (secondo alcuni), Pep Guardiola sulla panchina della Juventus.

Tempi? Qualcuno sostiene siano imminenti, però la UEFA ci ha abituati spesso a lunghe attese, e magari a “non decidere”. Vedi il procedimento nei confronti del Milan, in ballo da un anno, oppure quello sul PSG, sanato (dopo ben 9 mesi d’attesa) dal TAS. Quel Tribunale Arbitrale dello Sport al quale ha già fatto appello il City proprio per il deferimento a suo carico prima ancora che la UEFA emetta la sua sentenza. Comportamento questo, sempre a sentire i bene informati, chiara spia dell’agitazione che in queste settimane attanaglierebbe gli emiri di Abu Dhabi. Dove Mansour avrebbe incontrato Guardiola e si sarebbe sentito chiedere di andare via, ma siccome il tecnico non si schioda da Manchester facile immaginare che la richiesta non sia andata a buon fine (sempre che ci sia stata).

Premesso che il sottoscritto sarebbe l’uomo, e lo juventino, più felice del mondo se Guardiola venisse ad allenare la Vecchia, confesso altrettanto che, dopo tutto quello che è uscito in quest’ultimo mese, reputo le possibilità di un arrivo a Torino del Pep molto ridotte.

Cominciando proprio da questa benedetta e tanto attesa sentenza, fondata a mio parere quasi sul nulla. O meglio, su accuse molto pesanti ma difficilmente dimostrabili da parte degli organi disciplinari, in quanto frutto di documenti riservati (in maggioranza mail) raccolti dal database del sito Football Leaks e pubblicati poi da Der Spiegel. Materiale sicuramente scottante, in grado secondo FL di dimostrare “una via surrettizia utilizzata per far arrivare denaro da Abu Dhabi al club” attraverso finte sponsorizzazioni.

Ciò che infatti la UEFA contesta al City è di fatto la falsificazione dei bilanci societari, apparentemente regolari. Lo fa, però, utilizzando materiale discutibile, frutto di un lavoro di hackeraggio e non di un’indagine seria, approfondita e basata su riscontri oggettivi. In due semplicissime parole: prove inconfutabili. Di cui non è in possesso.

Ecco spiegato l’immediato ricorso preventivo del City al TAS, perché a Manchester contestano proprio le procedure d’indagine che hanno portato al deferimento del club.

Quello tirato fuori da Football Leaks sarà pure materiale scottante, ma (probabilmente) inammissibile in un processo ordinario. A sua volta la UEFA si limita a controllare i bilanci dei club, stabilendo se siano in regola e rispettino i criteri del FPF. Non può di certo essere l’organo di controllo UEFA a stabilire se una mail è vera o falsa, inviando ispettori all’interno del City ed effettuando indagini che non le sono consentite. Dovrebbe farlo la magistratura ordinaria, avviando sul caso un’inchiesta parallela. Che, al momento, non c’è.

La decisione della UEFA non è quindi semplice, e per questo tarda, perché è in gioco la sua stessa credibilità.

Ecco perché sollevo dubbi abbastanza fondati sul fatto che il City possa essere squalificato dalla Champions, a partire già dalla prossima edizione. Ed ecco perché non faccio affidamento sulla sentenza UEFA per sperare di vedere già a luglio Guardiola sulla panchina della Juve. Più avanti non lo escludo, avendo lui stesso dato la propria disponibilità ad un possibile trasferimento, ma non ora. Su queste basi.