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Poco alla volta ci si avvicina progressivamente al finale preannunciatovi un paio di giorni fa nel mio ultimo video. Cioè, che Juve-Napoli alla fine verrà ricalendarizzata e fatta giocare. Non sono un indovino, ho imparato come funzionano le cose in Italia, e in particolare nel calcio. Calciopoli mi ha insegnato a diffidare della FIGC anche quando sembra dare ragione alla Juventus, proprio come in questo caso: il protocollo va rispettato, chi sbaglia pagherà, quella della Asl campana auspichiamo sia un’eccezione. Non ha detto questo il presidente federale Gravina? Appena ha definito “eccezione” il caso Asl ho iniziato a preoccuparmi.

Nel frattempo il giudice sportivo Mastrandrea si era preso altro tempo per decidere se convalidare o meno il 3-0 a tavolino, con Gravina parecchio evasivo (e seccato) al riguardo: “Cerco di essere serio, rispetto i ruoli”. Come dire, ciò che deciderà Mastrandrea mi andrà bene. 

Aggiungiamoci poi il Ministro della salute Speranza, sicuro del rinvio già domenica scorsa, le successive e inevitabili interrogazioni parlamentari, eppoi i sottosegretari, i giudici, i virologi, i docenti universitari, gli opinionisti e i soliti giornalisti fintamente super partes intervenuti a catena su questa questione, e pressoché tutti schierati a favore delle Aziende Sanitarie napoletane, hanno fatto già capire da che parte sta tirando il vento. Perché Juve-Napoli è diventato ormai un vero e proprio caso politico nazionale.

Soprattutto ci sono di mezzo la Juventus e il Napoli. Come dire, e non esagero, il male e il bene. “Per carità di Dio, non si aiuti la Juventus!” è un mantra che viene ancora recitato nelle stanze di via Rosellini, non a caso il giudice sportivo ha deciso di non decidere. Riflette, raccoglie documentazione, vaglia. Prima di ratificare una vittoria della Juve, o meglio, una sconfitta per il Napoli, vuole pensarci bene, considerato il clima che sta montando attorno alla vicenda, con annesso quel “sentimento popolare” mai trascurato in zona FIGC.

Ricordate la volta che, nel 2011, su Napoli si abbattè una bomba d’acqua, Fuorigrotta si allagò e nel pomeriggio uscì il sole? La partita della sera - per caso, un altro Napoli-Juventus - venne ugualmente rinviata, avvallando la tesi dell’impraticabilità del campo insieme all’ inagibilità dello stadio San Paolo.

Rinfunzionerà così pure stavolta, nonostante il Direttore della ASL 2 di Napoli abbia ribadito in tv che è stata una decisione del club partenopeo quella di non partire per Torino, l’ente in questione non ha imposto nulla e nemmeno minacciato violazioni del codice penale. Ma ormai è passata la tesi opposta, questa non conta più.

Da penalizzare semmai è la Juventus, la quale ha permesso di uscire dalla “bolla” del Jhotel alcuni dei propri giocatori (la maggioranza convocata dalle proprie nazionali ndr). Dalla Asl torinese hanno subito fatto sapere che il comportamento del club è stato ineccepibile, comunicando subito l’accaduto, ma la cosa pare non sia stata gradita a Castel Volturno, da dove Milik aveva levato le tende già da sabato scorso per raggiungere il ritiro polacco, probabilmente senza farsi notare da dirigenti, staff tecnico e compagni di squadra. 

La solita tattica del depistaggio con ribaltamento delle situazioni. A Napoli, col gioco delle tre carte, ti fanno perdere la testa. E quasi sempre ti fregano.