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Certo, la partita di sabato a Firenze avrà un significato solo per la squadra viola (ingresso in Europa) e zero ormai per la Juventus, già qualificatasi per la prossima Champions, però faccio davvero difficoltà a capire perché Dybala aveva provato a sgamarla. O meglio, il motivo è noto: lunedì parteciperà alla partita benefica per l’inclusione organizzata da Samuel Eto’o a San Siro, e aveva chiesto ad Allegri di non essere convocato. Per fortuna, non gli è stato concesso (come invece era parso 24 ore fa).
Dybala è ancora un giocatore sotto contratto con la Juventus fino al prossimo 30 giugno, e fino a quella data percepirà regolarmente lo stipendio dal club. Resta un'ultima partita da giocare, tra l’altro contro un avversario non del tutto banale, non si capisce perché non volesse onorare l’impegno fino in fondo. E perché proprio lui, che si è lasciato andare a un pianto a dirotto nell’ultima gara interna con la Lazio, è stato il primo a provare a disertarla. Per cosa, poi? Per una partita amichevole che si disputerà due giorni dopo e nella quale non gli verrà chiesto di fare “la prestazione” ma solo presenza, per solidarietà ad una causa. Insomma, piange perché non giocherà più nella squadra che dice di amare più di ogni altra, e poi si rifiuta di indossarne la maglia nell’ultima gara della stagione. C’è qualcosa che stride.
O forse no, tutto collima perfettamente. Dybala è sempre stato questo, un bimbo viziato che ha spesso anteposto i propri capricci all’essere professionista a tutto tondo. Dice di portare nel cuore solo la Juve, però se ne frega di servirla fino all’ultimo. Esterna la propria delusione per il mancato rinnovo, però non spiega perché non sia andato lui incontro alla società con una decurtazione volontaria dello stipendio. Ci sta pensando Pogba di tornare alla Juve abbassando le pretese, non lo ha fatto lui in tutti quei mesi prima del fatidico redde rationem di marzo. Piange come una fontana davanti ai suoi tifosi, e poi non si presenta per l’ultimo atto perché ha altri impegni. E magari ci sarà pure chi lo difende, in quanto ritiene sia giusto così, perché chi ha tradito non è lui ma la società. 
Non mi allineerò mai a questa tesi, e non per sudditanza nei confronti del club ma in quanto la ritengo sbagliata a priori: quando la dirigenza bianconera ha dovuto prendere una decisione su Dybala ha analizzato tutto, dai costi al rendimento, dalla tenuta fisica ai comportamenti, dentro e fuori dal campo. Dopodichè, si è deciso di non rinnovargli il contratto.
Di sicuro quest’ultima richiesta di non essere convocato per Firenze, e giustamente non avallata da Allegri, non sarà piaciuta a quelli della Continassa, e magari li avrà convinti una volta di più di aver preso la decisione giusta.