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C’era una volta alla Juventus un signore chiamato Alessandro Del Piero. Arrivato a scadenza di contratto, e con la società indecisa a rinnovaglielo per questioni anagrafiche (aveva 37 anni), informò club e tifosi di essere pronto a sottoscrivere anche in bianco un nuovo contratto con la Juventus. Si chiuse con un rinnovo ad 1 milione per un altro anno, il suo ultimo in bianconero dopo i precedenti 17. Dopo essere stato, nel 2000, uno dei calciatori più pagati al mondo, e universalmente considerato un’icona della Juventus.  

Paulo Dybala è alla 7° stagione in bianconero e il suo contratto scade a giugno. Sul suo possibile rinnovo si discute da tempo, entrambe le parti – club e giocatore - hanno più volte manifestato l’intenzione di proseguire il rapporto ma, finora, le vicendevoli intenzioni non si sono tradotte in una firma per il prolungamento. Dybala ha 28 anni e continua a ripetere di voler restare alla Juventus perché affezionato a questa squadra e desideroso di diventarne pure lui una bandiera, ma non sembra affatto intenzionato ad accettare qualsiasi cifra gli venga proposta dalla società. Men che meno un contratto in bianco, con la somma totale stabilita dal club. 

La prima sua richiesta era stata intorno ai 14 milioni, ritenuta esagerata dalla dirigenza. Si scese a 10, e sembrava potesse arrivare il disco verde, ma non se ne fece nulla. Poi si mise di mezzo la pandemia e la società fu costretta a ribassare ancora l’offerta: 8 più 2 coi bonus, per raggiungere sempre i fatidici 10 milioni. Aggiudicato, dissero in molti. “L’accordo è stato sancito, con tanto di strette di mano” alle quali, però, nessuno aveva assistito. Si andava sulla fiducia delle singole fonti. Ma intanto quell’accordo non venne sottoscritto, e qualcuno si permise, sottovoce, di far notare che senza firme ogni scenario era ancora aperto. 

Arrivarono poi le dichiarazioni sibilline dell’ad Arrivabene (“Dybala deve dimostrare di tenere a questa maglia”), le occhiatacce di Paulo verso la tribuna dopo un gol, i confronti a muso duro col vicepresidente Nedved, la comunicazione che si sarebbe deciso tutto nel cda di febbraio, oltre ai continui rinvii per la firma. “Motivi burocratici legati alla posizione di Antun” , un venditore di auto argentino privo dell’abilitazione necessaria per poter esercitare il ruolo di procuratore del giocatore. “Non appena gli arriva, firmano”, assicuravano. Ma anche dopo averla ottenuta, a metà gennaio, Antun non ha ricevuto nessuna convocazione alla Continassa. 

Il Dybala-day sembrava dovesse essere il 10 gennaio, e invece è slittato ancora a data da destinarsi.

Cosa sta succedendo? Succede che alla Juventus hanno avviato da mesi (e non da ieri) una riflessione sull’opportunità di proseguire ancora con Dybala (6 infortuni muscolari soltanto nella stagione in corso, 16 totali da quando è alla Juve) o se magari dirottare quei 10 milioni di stipendio chiesti dall’argentino sul contratto di qualcun altro. Seppur con la certezza di perderlo a zero, ma l’errore commesso tre estati fa di aver ceduto al rifiuto del giocatore di non essere venduto al Manchester United adesso lo si paga.

Succede anche che Dybala sta facendo sapere di essere deluso, e che non sta prendendo in considerazione nessun’altra destinazione perché vuole restare alla Juve. Perché non ha ricevute altre proposte superiori e più allettanti di quella fattagli dalla Juventus, neanche da Marotta che lo vorrebbe tanto all’Inter ma non alle cifre chieste da lui e da Antun. E allora fa l’offeso, lancia occhiatacce ai dirigenti in tribuna, anziché dichiarare di essere disposto a sottoscrivere qualsiasi cifra. Anche al ribasso, talmente è attaccato a quella maglia bianconera col numero 10. Ma non lo fa. Perché lui non è come Del Piero.