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Allora, ascoltate bene: se una squadra inanella otto scudetti di fila e, metti caso, riesce pure ad aggiungerci il nono, non li ha vinti perché sul campo ha dimostrato di essere superiore agli avversari, ma solo perché gode di un potere superiore agli altri. Arturo Diaconale, il responsabile comunicazione della Lazio - sempre lui - la pensa così (leggi qui le sue parole), e in società presumo siano tutti allineati al suo pensiero, essendone il portavoce. Il teorema Diaconale – vinci tanto, ergo hai potere – non è stato tirato fuori per caso, ma come risposta agli attacchi (pochi) ricevuti nelle ultime 72 ore dalla squadra di Inzaghi per il modo in cui ha ribaltato e vinto l’ultima partita con la Fiorentina.

Qualcuno (sempre troppo pochi) si è azzardato a criticare l’arbitraggio, ritenendolo favorevole alla Lazio, ma a Formello non l’hanno presa bene ed è entrata in azione la contraerea, comandata appunto dal generale Diaconale. Bersagli, tutte le “malelingue” che hanno avuto da dire sui penalty concessi alla Lazio. L’Arturo ha correttamente usato il plurale poiché, fino a questo punto del campionato, la sua squadra ne ha ottenuti ben 15. L’ultimo appunto sabato sera, il primo post – lockdown, tanto per non perdere le buone abitudini. Rigore, tra l’altro, parecchio generoso, se non addirittura inventato di sana pianta da Fabbri, colpevole due volte: di averlo fischiato convinto che Dragowski avesse “preso” Caicedo, e di non essere voluto andare al Var a controllare la causa dello svenimento in area dell’equadoregno.

Cattiverie assortite, dice l’Arturo, costruite ad arte per mettere pressione sulla povera Lazio e complicarle la rincorsa in campionato. In poche parole, è in atto un complotto contro il club laziale orchestrato dagli “strapoteri” forti del calcio, riconducibili ad un unico soggetto, sempre lo stesso e sempre quello: il club che ha vinto 8 scudetti consecutivi, “e non mi sembra sia stata la Lazio”.  L’integerrimo Diaconale non la nomina, e non se ne capisce il motivo, tanto lo hanno capito tutti che è la Juventus degli Agnelli, non serve un aruspice dell’antica Roma.

Ha idea il portavoce laziale quante malignità mettono in giro i maligni che intende lui sulla Juve? Una al giorno, quando va bene. A Roma c’è chi, a distanza di 40 anni, le rinfaccia ancora er gò de Turone, almeno il rigore di Caicedo è roba fresca. E poi le moviole, caro Arturo, sono nate proprio per essere commentate, e la Lazio non può venirne esentata solo perché dà fastidio sentirsi dire che Caicedo s’è buttato. 

E comunque, siamo al penalty numero 15. Quelli con lo “strapotere” e che non nomini sono, per ora, fermi a 10. Ne avranno avuti puri loro di generosi, ma meno della Lazio, e quello di sabato sera non rientrava di sicuro nella categoria rigore solare. Fosse stato concesso a quelli con lo “strapotere” hai idea quale casino sarebbe venuto fuori? A fomentarlo ci sareste stati proprio voi, con Lotito in testa, l’uomo che il potere se lo sta conquistando, nel calcio e anche al di fuori: non è forse lui quello proposto da Forza Italia a sindaco di Roma alle prossime amministrative capitoline? Non è sempre lui quello che siede all’interno del consiglio di Presidenza federale, che ha veicolato l’insediamento di Dal Pino in Lega calcio, che ha “aiutato” Gravina a diventare presidente della FIGC, e che  già nel 2003 ottenne (unico club in Italia) una rateizzazione a 23 anni del debito contratto dalla Lazio con l’Agenzia delle Entrate, costringendo l’allora governo a modificare la legge sugli sconti fiscali per ottenere il nulla osta pure dalla UE? Queste non sono leggende, ma storia. 

Però lo “strapotere” ce lo avrebbero solo quegli altri…  Diaconale,“ma mi faccia il piacere!”.