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Tutti (o quasi) felici e contenti. Per cosa? Il secondo tempo giocato dalla Juventus a Parigi contro le All Stars del PSG. In tanti, tra community bianconere della rete e parecchi addetti ai lavori, hanno manifestato soddisfazione per la prestazione degli Allegri’s boys in quei 45’, perché quella che era stata annunciata come una possibile rullata si è trasformata invece in una sconfitta onorevole. Di sicuro al termine della prima frazione di gioco, sul 2-0 per i parigini, la pensavano in maniera opposta, ma non importa. Dal Parco dei Principi si è usciti a “testa alta”, e quindi va bene così.

Fa niente, se sempre nella ripresa, Mbappè si è divorato la terza possibile marcatura personale e il reattivissimo Perin abbia impedito di segnare a Neymar con una paratona, piccoli dettagli, quel che conta è avere limitato i danni sfiorando, in alcuni momenti, anche la possibilità della rimonta. “Finalmente si è rivista la Juve!” hanno detto in coro a fine partita, e tanto gli è bastato per digerire la sconfitta. Ovvero, zero punti nel girone e terzo posto in classifica.

Alla fine, la realtà è questa: la Juve costretta già ad inseguire la qualificazione. Come appunto già preventivato alla vigilia. Perché il tasso tecnico del Psg è di gran lunga superiore a questa Juventus, soprattutto se privata dei suoi giocatori migliori: Di Maria, Pogba e Chiesa. Con loro se la sarebbe giocata? Peut etre, per dirla alla francese, ma anche con CR7 e Chiesa insieme perse ugualmente con Lione e Porto, di certo inferiori anch’esse a questo Paris.

Magari stavolta, coi transalpini adagiatasi sul doppio vantaggio, la Signora più giochista della ripresa, avesse potuto in quel momento utilizzare i suoi tre moschettieri, il pareggio l’avrebbe anche potuto centrare. Restano comunque solo ipotesi. La realtà resta il 2-1 finale a favore del Psg. E di questa sconfitta si dovrebbe parlare, e non dei 102 palloni toccati da Paredes alla sua prima europea con la Juve, buono solo per fini statistici, ma ininfluente sul risultato finale. Tanto quanto il colpo di testa di Vlahovic (unica occasione creata dal serbo) e il doppio tiro pasticciato di Locatelli.

Certo, meglio una reazione piuttosto dell’encefalogramma piatto di Firenze, ma da una squadra chiamata Juventus ci si aspettano obiettivamente performance diverse. Anche senza il trio di cui sopra. Non è facile, ma ci devi provare. Invece Allegri, togliendo un buon Milik e inserendo Locatelli, avrà pure provato a pareggiarla con gli inserimenti delle mezzale piuttosto che insistere con le due punte, ma a me ha dato invece l’impressione di considerare più la differenza reti in ottica piuttosto che voler osare per davvero l’assalto finale. Perderla sì, ma col minimo scarto, per poi giocarsi tutto nel doppio scontro col Benfica. Che era poi il suo disegno fin dall’inizio, come gli era scappato di dire dopo lo scialbo pari con la Viola. Obiettivo centrato.

Un 2-1 buono anche per rintuzzare le critiche, inevitabili dopo ogni partita persa. Le sconfitte “a testa alta” sono sempre il rifugio migliore per allenatori e tifosi duri & puri. Dimenticandosi talvolta del blasone e dell’importanza del nome Juventus. Quando tutto non va come dovrebbe ci si arriva persino ad accontentare di una sconfitta onorevole. Ma perdonatemi, non è da Juve.