commenta
Lo riscrivo per l’ennesima volta, ma dubito non scardinerà talune convinzioni in alcuni lettori: non ho nulla contro Napoli e i napoletani. Alcuni di loro, quando parlano di calcio, mi stanno antipatici, né più e né meno come non sopporto per la medesima ragione certi milanesi, romani, fiorentini, questo però non significa odiare per estensione anche Milano, Roma o Firenze e chi le abita. Non ci penso affatto. Stessa cosa vale per Napoli e l’intera Campania. 

Chiarito (non ne sono sicuro) questo, vado al punto, che ovviamente infastidirà mica poco i suscettibili tifosi del Napoli. Perché della loro squadra mi tocca ancora, e purtroppo, parlare.
Possibile ogni qual volta capiti qualcosa che coinvolga il club partenopeo la questione si trasformi spesso in un caso politico nazionale? Penso per esempio a cori e striscioni: se li cantano o li espongono i tifosi napoletani (contro Pessotto, sul povero Fortunato) non accade nulla, al massimo ci si limita a stigmatizzare l’accaduto e tutto si esaurisce lì, al contrario, se quelli presi di mira sono proprio i napoletani, succede il finimondo. Un intero movimento popolare chiede provvedimenti immediati, severi ed esemplari, tirando ogni volta in ballo il razzismo, l’antimeridionalismo, la discriminazione sociale. Come se Pessotto o la buonanima di Fortunato non meritassero il medesimo rispetto.

Passiamo al caso del giorno, quello relativo al recente Juve-Napoli non disputato per motivi ormai noti. Molte squadre, in questo periodo, hanno a che fare con problemi legati al covid, eppure si allenano e giocano lo stesso. Solo una squadra si è rifiutata di scendere in campo, ed è stato appunto il Napoli. Divieto – sostengono - impostogli dalle Asl, come poi confermato dallo stesso governatore campano. E a fianco del club si sono subito schierate truppe cammellate composte da parlamentari, ministri, giuristi, docenti universitari, medici, infettivologi, giornalisti. Di tutto e di più, mancava solo Mattarella. Insomma, guai a toccare il Napoli!

Forte di questo, Adl & co. chiedono ora non solo il rinvio della partita ma non accettano nemmeno un’eventuale penalizzazione in classifica, raccogliendo su questo la solidarietà dell’intellighenzia di cui sopra. Pure i rumors percepiti dalle parti di via Rossellini porterebbero in questa direzione. 
In parallelo è partito il dileggio nei confronti di Agnelli e della Juventus, colpevoli di non aver accettato un compromesso quando glielo propose Adl, altrettanto per non aver rispettato le leggi dello Stato (???) ed aver pure mandato in campo quella sera la squadra per una pantomima senza senso. In sostanza, se rispetti le regole vieni considerato un fesso.
In tutto questo bailamme, c’è un un giudice sportivo andato nel pallone, che prende altro tempo per decidere, quando gli basterebbe applicare protocollo e regolamento vigenti. C’è però di mezzo il Napoli, e allora non sa cosa fare, e medita sulla exit-strategy più conveniente.

Cosa c’è dietro tutta questa cautela, questa paura a decidere? Sembra quasi non lo possa fare in libertà, temendo chissà quali terribili conseguenze. Chiedo: vi sembra una situazione normale ed accettabile? Inter e Milan contano, al momento, 8 positivi al coronavirus, eppure il derby lo disputeranno, a meno che i contagi non aumentino esponenzialmente; il Napoli, con solo 2 positivi, non ha voluto salire a Torino per giocare con la Juventus, e rischia di passarla lascia. Diciamo pure, di ottenere tutto ciò che vuole. Dobbiamo davvero pensare che il Napoli goda di qualche raccomandazione?