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Un cavillo, un appiglio, un pretesto. Qualcosa va trovato, o magari inventato del tutto, purché la Juventus paghi per la vicenda Suarez. Lo chiede a gran voce il crescente “sentimento popolare” montato attorno a questa storia e in gran parte alimentato da quell’ irrefrenabile sete di giustizialismo che ciclicamente anima certe procure e talune redazioni. Non è un complotto contro la Juventus, no, è semplicemente un bieco desiderio di vendetta, di voglia di fargliela pagare a quella squadra verso la quale in tanti non provano alcuna simpatia (e mi tengo leggero). “Domandati perché”, mi si dice spesso, ed io la risposta me la sono data: perché il mondo è pieno di invidiosi del successo e della bravura altrui. Gira così dalla notte dei tempi, e continuerà ad andare così. Ecco perché non mi stupisco affatto della piega che sta prendendo il caso Suarez.  

Al netto della leggerezza e degli errori commessi in tutta questa storia dal club bianconero, da quanto emerso e scrupolosamente documentato finora da paginate intere di giornali non esiste nulla di penalmente & sportivamente addebitabile alla Juventus. Infatti, piaccia o non piaccia, la Juventus non è indagata. Per i motivi di cui sopra, però, non escludo lo possa essere in futuro. Al momento si ragiona su ipotesi di reato, ipotesi di coinvolgimenti diretti dei propri tesserati, ipotesi di intercettazioni. Ipotesi.

A proposito delle intercettazioni e dell’immancabile distribuzione dei tabulati ai media, la riforma Bonafede non doveva servire come deterrente a tutto questo? Eppure il ministro tace. Forse perché si è deciso all’unanimità che trattasi di corruzione, e in quel caso si può. Un sussulto d’indignazione l’ha avuta però, e per fortuna, il procuratore-capo Cantone, custode a tutti gli effetti del materiale giudiziario, bloccando le indagini, causa troppe fughe di notizie. Era ora.
 
Dicevamo dei fatti. Le intercettazioni in mano agli inquirenti e distribuite poi ai media (come durante Calciopoli ndr) riguardano i docenti perugini, nessuna coinvolge tesserati della Juventus. Ce ne sarebbe una (non è stata ancora pubblicata) in cui un’avvocatessa dello studio legale Chiappero, contiguo al club, si informerebbe con l’Università su tempistiche e procedure dell’esame, forse promettendole di indirizzare in seguito a quell’ateneo altri calciatori extracomunitari, ma – come ribadito proprio oggi nell’audizione in Procura da Chiappero stesso – non c’è stata alcuna pressione affinchè a Suarez venisse facilitato l’esame. Tutti coloro che non ci credono, dimostrino il contrario. Cioè, che un legale possa commettere qualcosa di illegale a favore di un proprio cliente.
 
Ad aver contattato il rettore Olivieri, di cui è amico, sarebbe stato il dirigente juventino Cherubini, ma solo per chiedergli se fosse stato possibile far sostenere in quella sede all’uruguagio l’esame di italiano. Non esiste intercettazione in merito, è una ricostruzione fatta dal rettore. Dice il falso? Provatelo. 
Dopo l’esame, Cherubini insieme al ds Paratici, avrebbero chiamato in viva voce il rettore per ringraziarlo della disponibilità. Non è vero nemmeno questo? Lo ringraziavano per aver promosso Suarez con un esame lampo? Dimostratelo.

Per ora, per quanto riguarda la Juventus, si lavora su questo, ovvero nulla di rilevante.

Nel frattempo il processo mediatico/popolare è in corso e il giudizio già emesso: Juve colpevole, e deve pagare. Per cosa, non si sa, forse corruzione, ma è la solita ipotesi. Va avvalorata e quindi “qualcosa” trovato per forza, spulciando tra i commi dell’articolo 32 del codice sportivo. Quello introdotto nel 2001 per debellare il reato di falsificazione di documenti per tesserare giocatori stranieri (leggi, passaporti). Eppure in questo caso non ci sono né il documento falso, e nemmeno il tesserato (Suarez non giocherà nella Juve).

Non importa, c’è chi si è già lanciato in ipotesi apocalittiche: esclusione dal campionato in corso. Meglio ancora, retrocessione in Serie B. Non sto esagerando, qualcuno l’ha già scritto. E c’è chi ci crede.