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“Ci siamo quasi”. Quante volte, negli ultimi mesi, abbiamo letto sui giornali o sentito pronunciare dai diretti interessati in tv questa frase in merito alla trattativa per il rinnovo di Dybala, un’infinità. Anche perché quello che continua a filtrare, a livello ufficioso (l’ufficialità è un’altra cosa) è appunto tanto ottimismo sulla positiva conclusione della faccenda. Però finora le firme, le uniche in grado di sancire la fine di questa stucchevole telenovela, non arrivano, perché – come ha dichiarato pochi giorni fa il vicepresidente juventino Pavel Nedved – “manca ancora qualcosina”. E quel “qualcosina” sono i soldi. Quelli che la Juventus non vorrebbe aggiungere alla già congrua proposta fatta a Dybala e che ,invece, il giocatore e il suo procuratore Antun chiedono. 

L’ultima news riferisce che il club avrebbe alzato la parte fissa e si starebbe lavorando solo più sui bonus. Conti alla mano, si dovrebbe chiudere intorno ai 10 milioni annuali (bonus compresi) con stipendio a salire col tempo. La cifra, insomma, che fin dall’inizio la Juventus aveva dichiarato di non voler superare. Un finale di partita dato per scontato da tutti, media in primis. 

La domanda, però, è un’altra: ne vale la pena? So già che per tanti tifosi juventini mettere in discussione Dybala rappresenta un’eresia meritevole di scomunica, eppure a mio parere una riflessione andrebbe fatta, soprattutto alla luce delle sue recenti prestazioni. Riprendo quanto scritto con estrema franchezza e lucidità dal collega Bernardini su Calciomercato.com: Dybala è un giocatore di grande talento ma non un leader. Non lo sarà mai, non possedendone le attitudini e tanto meno gli attributi. Bello (talvolta) da vedere, per nulla trascinatore, raramente determinante. 

Liberato dalla presenza ingombrante di Ronaldo, che lui pativa molto, finora l’argentino ha giocato praticamente sempre. Risultato: 2 gol (uno su rigore) e 2 assist su 5 presenze totali. Incidenza di Dybala sui risultati della squadra? Impercettibile. Performance ai limiti della sufficienza. Però pretende un rinnovo da top player, perché mal sopporta ci sia in rosa qualcuno che guadagni più di lui (De Ligt) ritenendosi – col sostegno appunto di una parte sostanziosa della tifoseria – la superstar della attuale Juventus. 

Un ruolo, quest’ultimo, che personalmente assegnerei invece a Federico Chiesa, fresco e meritato campione d’Europa con la nostra Nazionale, mentre quella argentina lo è diventata del Sudamerica facendo a meno proprio di Dybala. Aggiungo: quando viene convocato, spesso Scaloni non lo utilizza. Chiedersi il perché (ci saranno giocatori più forti di lui?).

Proprio nell’ultima gara con lo Spezia sono saltate nitide agli occhi le differenze tra Chiesa e Dybala; il primo si è dannato l’anima per l’intera partita, trascinando la squadra alla rimonta prima e alla vittoria poi, l’altro si è limitato al classico compitino, senza infamia e senza lode. Tra l’altro, dettaglio, l’argentino ha pure perso un pallone sanguinoso nell’azione del pareggio di Gyasi, a conferma della sua ricorrente indolenza. 

A La Spezia Federico ha dimostrato a Paulo cosa significa essere leader, mentre l’altro pareva più impegnato con la testa su un rinnovo trascinato, forse volutamente, fin quasi al gong per ripicca nei confronti del club che, tre estati fa, si era permesso di scambiarlo con Lukaku senza dirgli nulla. Capricci che, purtroppo colpevolmente, la società ha subito senza reagire. Da qui la telenovela infinita del rinnovo.

In sintesi: Chiesa si sta conquistando sul campo i galloni del capo, del giocatore-simbolo, Dybala li pretende per censo. 

L’altra domanda viene quindi da sé: chi meriterebbe di essere messo al centro del progetto futuro della Juventus? Chiesa o Dybala? Personalmente, non avrei dubbi.