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Parliamo di arbitri internazionali. Com’era la storia che in Europa dirigono meglio e “certi falli non te li lasciano passare”? Questa teoria andava per la maggiore soprattutto a Milano, tra opinionisti e tifosi delle 2 squadre locali: 7 coppisti e tripletisti, per intenderci. Dopo l’ultimo turno di Champions sono in tanti , in modo particolare i milanisti, a non pensarla più così, e dall’inflessibilità riconosciuta ai direttori di gara Uefa si è improvvisamente virato sulla versione italica del complotto.

Del furto favorito appunto dall’arbitraggio. Nel caso specifico, dell’Atletico Madrid – ribattezzato per l’occasione Atletico Ladrid - ai danni del Milan. Artefice di tutto questo l’arbitro turco Cakir, reo di essere stato troppo severo con Kessie (espulso per doppio giallo) e , ancor di più, nella concessione del rigore ai colchoneros nei minuti di recupero della partita.

Episodi già visti negli anni passati, sempre in Champions, con altre squadre italiane, ma che venivano derubricati alla voce “severità”, ovviamente giusta. Finché colpiva gli altri, e in particolare quella squadra che proprio così tanto simpatica ai milanesi non sta, ovvero la Juventus. Ricordo ancora, dopo un Real – Juve del 2018, terminato pure quello con un rigore assegnato nell’extra-time alle merengues, come venne massacrato Buffon per aver detto all’arbitro Oliver di avere “ un bidone dell’immondizia al posto del cuore”. Frase che gli costò una squalifica di 3 giornate, e che molti in Italia ritennero troppo leggera. “Come si è potuto permettere?” e lo misero alla gogna.

Sempre alla Juventus capitò di incrociare proprio Cakir niente meno che nella finale Champions del 2015, a Berlino col Barcellona, dove sul punteggio di 1-1 il turco sorvolò su di una vistosa cravattata in area di Dani Alves ai danni di Pogba. Episodio che avrebbe potuto far girare la partita a favore dei bianconeri, ma non andò così. Unica attenuante a favore dell’arbitro fu l’assenza del VAR, rivisto però poi in tv il fallo era apparso netto. Fuorché ai sostenitori della correttezza e imparzialità degli arbitri stranieri: “In Europa non regalano rigori come in Italia” fu la giustificazione addotta in quell’occasione dagli anti-juventini. Quindi, prendere e portare a casa. In Coppa funziona così, mica come in Serie A! E se non siete in grado di vincere una finale, fatti vostri.

Peccato che arbitraggi del genere la Juventus ne ha avuti, di recente, pure negli ottavi di Champions. Bastino per tutti ricordare quelli dello spagnolo Cerro Grande e dell’olandese Kuipers, rispettivamente nella gara d’andata e in quella di ritorno col Porto, con 2 falli da rigore netti su Ronaldo non fischiati. Nonostante il VAR funzionante. Dall’Italia, e da Milano, la replica fu sempre la stessa: “In Europa non vi aiutano”.

Da martedì scorso, questa visione del mondo (e degli arbitraggi Uefa) si è improvvisamente ribaltata: Cakir è diventato il bersaglio di pesantissimi insulti e cattivi pensieri. Causa appunto quel rigore fischiato contro il Milan al 93°, che tutto sommato poteva pure starci, al netto delle assurde regole sui falli di mano in vigore da qualche anno in tutta Europa. Perché fin quando non verrà reintrodotta l’involontarietà, ogni pallone colpito col braccio largo sarà sempre punito col calcio di rigore (e Kalulu quella palla addirittura la abbraccia) A parti invertite, i milanisti lo avrebbero chiesto pure loro se un analogo episodio si fosse verificato nell’area dell’Atletico. Fregandosene dell’involontarietà, che con Kalulu è sembrata evidente.

Chiudo dicendo che Il Milan, per quanto prodotto in campo, non avrebbe meritato di perdere con l’Atletico, e che quel rigore fischiatogli contro a partita ormai chiusa sapeva di beffa, ma in Europa funziona esattamente come in Italia: se trovi l’arbitro con l’immondizia al posto del cuore, non la scampi. In Champions come in Serie A. E non solo da martedì scorso, ma da sempre. Buffon aveva ragione.