commenta
Quando dall’urna di Nyon è uscito il bigliettino dell’Ajax, ho fatto la stessa faccia di Nedved: abbastanza soddisfatto, ma con moderazione. I giovani ajacidi vanno presi con le molle, perché hanno già dimostrato cosa sono capaci di fare. Non hanno nulla da perdere, e tutto ciò che raccoglieranno da questo momento in poi in Champions sarà un di più, qualcosa di non preventivato all’inizio della stagione. Giocheranno quindi sereni, con la mente sgombra e senza l’ossessione della vittoria. Mentre noi sappiamo cosa c’acchiappa ogni volta che scendiamo in campo in quella competizione lì, soprattutto a noi tifosi.

Perché la squadra pare stia cambiando pelle, sta finalmente (diciamolo sottovoce) iniziando a capire come approcciare queste partite. Cosa che i ragazzini terribili di Ten Hag pare invece abbiano già mandato a memoria e messo in pratica fino a questo punto del loro cammino europeo: finora, tra girone e ottavi, hanno perso una sola partita, segnato molto (16 gol) e subito poche reti (7). Una tendenza mantenuta pure in Eredivisie, con ben 88 gol realizzati (+ 19 rispetto alla Juventus, col miglior attacco della Serie A) e 21 presi (+ 4 della Juve, migliore difesa da 8 anni di fila in Italia).

L’Ajax è comunque foriera di tanti bei ricordi e uno solo brutto: la finale di Belgrado, la prima disputata nella sua storia dalla Juventus e purtroppo persa col gol di Rep dopo appena una manciata di minuti. Era quella la favolosa Ajax di Cruyff contro la quale si partiva sfavoriti fin dal calcio d’inizio, ciò nonostante la squadra fece una discreta prestazione e perse col rimpianto di non aver osato un po’ di più per recuperare quello striminzito vantaggio olandese.

Siccome le vendette vanno consumate fredde, la rivincita arrivò puntuale 23 anni dopo, e quella del ’96 fu anche l’ultima finale di Champions (dopo Bruxelles) vinta dalla Juventus. Ai rigori, con un Peruzzi super (2 parati), seppur i lippanti avessero meritato di aggiudicarsela già nei tempi supplementari, considerate le occasioni sprecate da Vialli e compagni.

Dopo quella finale di Roma, ci furono altri 2 incroci coi lancieri in Champions League, tutti vinti. Il bilancio complessivo dei confronti europei annota solo 3 sconfitte su 15 incontri e ben 8 vittorie. Di sicuro, un bello score. Anche se poi in campo non scendono le statistiche, ma gli uomini, e le situazioni si modificano di volta in volta.

Nelle due sfide di aprile la Juventus potrà contare sull’esperienza e la qualità della propria rosa, l’Ajax sulla freschezza e l’entusiasmo dei propri giovani, pure loro dotati di un’ottima tecnica individuale. A cominciare dal millenial centrale difensivo Matthijs De Ligt che la prossima stagione potrebbe indossare proprio la maglia bianconera. Poi ci sono De Jong (già preso dal Barcellona) Dolberg, Tagliafico, van de Beek: tutti interessanti. Oltre all’esperto Shoene e al rigenerato Tadic. Ma a proposito di interesse, pure la Juve ha il 19enne Kean sul quale proprio gli ajacidi hanno puntato gli occhi e desidererebbero tanto portarselo ad Amsterdam, col placet di Raiola (procuratore pure di De Ligt).

Madama potrà sfruttare un altro upgrade: i 18 punti di vantaggio in campionato. Un distacco talmente abissale da poter considerare in cassaforte lo scudetto (mancano 5 vittorie per la matematica, ndr) e poter concentrare così attenzioni e risorse psico-fisiche alla Champions, attuando ampio turnover in Serie A da qui al 10 aprile,  rendez-vous dell’andata.

Non potrà fare lo stesso l’Ajax, impegnata in un duello all’ultimo punto con gli storici rivali del PSV al momento in testa alla Eredivisie con solo due lunghezze di vantaggio, ma con uno scontro diretto imminente (il 31 marzo) proprio in casa dei lancieri. Ten Hag avrà di sicuro messo in preventivo, da qui al 10 aprile un elevato consumo di energie ed un altrettanto considerevole accumulo di tossine, puntando per il recupero sulla giovane età di molti dei suoi ragazzi.

In sintesi: sorteggio da considerare senz’altro positivo, però senza troppi eccessi. La Juventus parte favorita, e questo è paradossalmente il punto di forza dell’Ajax: ciò che sperano ad Amsterdam e che alla Continassa diano per automatico il passaggio alle semifinali, per poi fregarli. Come capitato col Real, che partiva dal successo dell’andata alla Cruyff Arena. Mal gliene incolse. Un errore che la squadra di Allegri non deve commettere, e insieme a lei pure i tifosi bianconeri. Parola d’ordine: halma!