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“Quel gran genio del mio amico…”. Penso a Paratici e mi viene in mente Battisti. Perchè, nel giorno dell’addio, ho visto tanti commuoversi e domandarsi “lo rimpiangeremo?”

In effetti Fabio di cose buone, alla Juventus, ne ha sicuramente fatte e gliene va dato atto: Pogba, Vidal, Tevez, Ronaldo, McKennie e me ne dimentico sicuramente altri di calciatori portati da lui alla Juve. Però, è altrettanto vero che, quando nell’ultimo biennio si è trovato a gestire in prima persona il mercato della Juventus, qualche topica l’ha presa. E pure grossa.

La peggiore? Direi lo scambio Pjanic/Arthur, la classica operazione da finanza creativa per dare un’aggiustatina al bilancio, fatta però coi giocatori sbagliati.

Che il bosniaco fosse in evidente fase down e andasse sostituito, non c’era ombra di dubbio, magari con uno migliore di lui, non certo con questo discutibile centrocampista brasilero. Uno che, chissà come mai, faceva già panchina al Barcellona, e che in due stagioni coi blaugrana era rimasto fermo ai box 11 volte (tra infortuni muscolari, traumatici e pure una tonsillite).

Apparentemente, quell’operazione poteva sembrare un affare: un giocatore di 30 anni in fase calante scambiato con un altro di 24 ritenuto, fino a 4 anni fa, uno dei giovani centrocampisti più interessanti e promettenti del panorama mondiale. A Barcellona credettero infatti di aver trovato l’erede di Xavi, ma dopo poco si resero conto di aver preso un abbaglio. Essendogli costato, quell’abbaglio, una trentina di milioni, quando l’amico Fabio propose loro un baratto con Pjanic, ipervalutando entrambi i giocatori alla straordinaria cifra di 72 milioni più 10 di bonus il brasiliano, 60 milioni più 5 il bosniaco. Al Barça accettarono di buon grado. E già lì avrebbe dovuto scattare il sospetto. Invece tutti alla Juve, dirigenti ma anche una fetta cospicua di tifoseria, plaudirono all’operazione.

Salvo scoprire in seguito che Pjanic, in confronto ad Arthur, era un gigante. Miralem sapeva fare la mezzala e il play-basso, costruire il gioco, lanciare, tirare (bene) le punizioni. Arthur è specialista in piroettamenti, a destra e a sinistra, per poi scaricare la palla al compagno più vicino e più comodo. Mai un’apertura, meno che meno una verticalizzazione. “Però, come difende il pallone lui non lo fa nessuno!” commentavano ammirati i suoi tanti estimatori. Peccato non arrischiasse mai, dopo averlo così ben difeso, un passaggio superiore ai 2 metri.

“Datelo ad Allegri e lo migliorerà lui” leggo sui social. Peccato che proprio Massimiliano abbia già detto al neo ds Cherubini di venderlo e di sostituirlo con un altro migliore (magari Milinkovic Savic, visto che tra gli estimatori del brasiliano c’è Sarri). Peccato però che Arthur sia difficilmente vendibile, proprio per quell’assurda valutazione fatta un anno fa. Attualmente pesa a bilancio 60 milioni e trovare l’amatore che paghi quella cifra (onde evitare minusvalenze), per un calciatore che ha deluso alla Juventus ed è afflitto da una calcificazione al piede per la quale ha già rifiutato l’operazione, è obbiettivamente molto difficile.

Da qui l’ipotesi di riscambiarlo con qualche altro giocatore, sempre si riesca a trovare l’incastro giusto. Col club giusto. Lavoro non facile per Cherubini, grazie proprio a “quel gran genio del suo amico…”.