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Gli sono bastati 6 mesi abbondanti: da fine agosto scorso ai primi di marzo del 2020 (il ritiro estivo alla Continassa e il tour in Asia non li contiamo).  Dopo una full –immersion di quasi 200 giorni, Maurizio Sarri ha capito cosa significa essere “uno di noi”, un gobbo. Far parte della grande famiglia juventina, con tutti i suoi piacevoli vantaggi ma anche i numerosissimi handicap. “In qualsiasi posto in cui andiamo siamo circondati d’amore e di odio” è l’amara constatazione fatta da Sarri dopo essere andato in giro per l’Italia con la Juventus, ed essere entrato da allenatore non più di Empoli e Napoli ma della Juve in tutti gli stadi del Belpaese.

“Sono stato fischiato persino a Napoli, dove sono nato e ho dato tutto” pensa un po’, dove per tutti era diventato il Comandante. “Anche a Torino i tifosi della Fiorentina hanno fatto cori insultando mia madre!” ah bè, quelli proprio non si possono sentire. E come loro, tanti altri. Al Nord come al Sud, passando per il Centro, non ci sono distinzioni.  Perché la Juve ruba, ovunque il mood è sempre quello, è un “sentimento popolare” atavico. “Noi siamo quelli favoriti dagli arbitri, ma poi vai a vedere i numeri e ti rendi conto che vanno in un’altra direzione” già, ma vaglielo un po’ a spiegare.



Sono però gli stessi numeri che pure lui, quando allenava appunto il Napoli, leggeva e interpretava a modo suo, il più delle volte come faceva comodo alla piazza, mettendo da parte l’obiettività. Per anni gli era tornato utile parlare di favoritismi diffusi, attaccandosi persino agli orari e i giorni in cui la Juventus giocava una partita. Uno stillicidio di accuse e provocazioni la cui deriva fu il dito medio esibito agli juventini (a proposito di offese e insulti) quando se li trovò difronte, inferociti, all’ingresso dello Stadium, in uno delle sue ultime trasferte da tecnico partenopeo.  Quel giorno non si chiese perché lo detestassero così tanto? E perché tanti di loro non condivisero la scelta di Agnelli di fargli allenare la Juve? La risposta se l’è data ora, da solo, dopo aver sperimentato sulla propria pelle l’antijuventinismo, quello vero. Dopo aver attraversato il Rubicone del tifo, ed essere passato dall’altra parte. Questa parte.



Pensavo che uno dedito alle letture di Bukowski, Joyce e Fante ci potesse arrivare da solo, soprattutto dopo avere interpretato a lungo proprio la parte dell’anti-Juve. Ma forse, per capire davvero cosa significhi essere un gobbo, gli serviva un bagno nella piscina di Siloe bianconera. “Quando vedi l’odio esterno ti attacchi a quello interno, ti innamori della realtà. Se diventi gobbo lo fai anche perché sei sempre attaccato dall’esterno”.  Meglio tardi che mai. Benvenuto, Maurizio!



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Giusto un reminder, così per rinfrescare la memoria: nella gallery qui in basso, 10 frasi del Sarri pre trasformazione in 'gobbo'.