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Come un punching ball. Massimiliano Allegri è esattamente questo: un grande incassatore. Puoi dirgli e scrivere di tutto su di lui, insultarlo sui social e metterlo sulla graticola, lui manterrà sempre inalterato il proprio aplomb. Mai un muscolo del viso fuori posto, l’irritazione dissimulata con spiritosa ironia. Da Madrid all’Udinese, transitando per Napoli, sulla sua testa è piovuto di tutto, si sono dette e scritte cose terribili (tipo, esonero prima della Champions), tratteggiati i più foschi scenari, raccontate storie al limite dell’incredibile, dopodiché si è presentato in conferenza stampa col suo solito sorrisino beffardo, e cosa ha detto? “I rumors mi scivolano addosso, io sono in sintonia con la società: loro non vogliono mandarmi via, io non voglio andarmene. Io vedo sempre il bicchiere mezzo pieno, a chi vede tutto negativo poi gli va tutto male”. In altre parole: dite ciò che volete, io me ne impippo. Colpiti e affondati.

Quindi, tutto tranquillo? Nessuna alta tensione in società, nessune dimissioni presentate e tantomeno minacciate, e neppure nessun frettoloso rinvio di un viaggio di piacere da parte del presidente Agnelli per incontrare in tutta fretta il tecnico e calmarlo, nessuna lite furibonda tra il tecnico e la dirigenza dopo Madrid e Napoli e nemmeno nessuna seratina piccante trascorsa dai giocatori per dimenticare la disfatta al Wanda, niente di niente. Puro gossip, utile comunque a dare “un po’ di brio all’ambiente”, ci ha scherzato sopra sempre Allegri. Che ha poi ammesso di avere incontrato il Presidente e di averci pure cenato insieme in totale serenità, “non c’è stato alcun litigio”.

Mettiamo un po’ d’ordine: magari tutto il casino descritto in questi giorni, con addirittura Zidane e Deschamps già sull’uscio della Continassa pronti a subentrare ad un Allegri con le valigie già caricate in macchina, è stato un tantino esagerato. Personalmente (e l’ho pure detto in un mio video, controllate) non ho mai creduto ad un rimpasto in corsa sulla panchina bianconera, perché decisioni come queste alla Juventus sono state prese di rado e in situazioni d’assoluta emergenza. Per una squadra con l’8° scudetto consecutivo quasi in tasca, una Supercoppa appena sistemata in bacheca e un ritorno di Champions ancora da giocare, mi è subito parso uno scenario folle. Una forzatura bella e buona di una situazione un tantino agitata. E poi, si può essere più o meno o per niente critici nei confronti del lavoro svolto fin qui da Allegri, però – indipendentemente da come vada martedì prossimo – lui ha il sacrosanto diritto di chiudere questa stagione e di festeggiare il molto probabile suo quinto scudetto consecutivo alla Juve. Dopodiché si faranno tutti i ragionamenti possibili e si prenderanno le decisioni più giuste. Perché qualcosa accadrà.

Allegri ha voluto dissipare dubbi e polemiche che lo riguardano, dando una notizia. Questa: “A fine stagione parleremo del contratto e del possibile rinnovo”. Come se alla Juventus nessuno abbia mai messo in discussione la sua posizione, ma addirittura pensato di prolungarne la permanenza. Una mossa tattica molto astuta quella di far credere il contrario della realtà. Purché si riesca ad essere convincenti. E Allegri non lo è stato abbastanza.

Nei giorni scorsi non saranno volati i piatti alla Continassa, però un vivace dibattito sull’attuale tecnico si è aperto eccome all’interno della società, e al momento ritengo improbabile sfoci in un ulteriore rinnovo contrattuale. Semmai, con una bella stretta di mano ed una lauta buonuscita (il contratto di Allegri scade nel 2020, ndr) davanti magari ad una magnum di champagne per festeggiare l’ultimo trofeo, ci si scambierà un vicendevole “grazie di tutto”.  E questo sia che martedì prossimo la Juventus passi il turno, sia venga eliminata già agli ottavi di finale dall’Atletico Madrid.

Nel 1998 Jupp Heynckes, tecnico del Real, iniziò alla grande la stagione battendo il Barcellona nella finale di Supercoppa Europea, poi però si fece eliminare agli ottavi della Coppa del Rey dal modesto Alavés e in Liga non riuscì ad andare oltre la 4° posizione in classifica. Riuscì però a riportare alla Real casa blanca, dopo ben 32 anni, la Champions League a scapito, ahimè, proprio della Juventus (e Mijatovic brucia ancora). Eppure, dopo quel trionfo, l’allora presidente madridista Sanz lo esonerò, senza farsi troppo scrupoli.

Fino a questo punto della stagione Allegri ha vinto una Supercoppa, è stato eliminato dall’Atalanta in Coppa Italia, a differenza di Heynckes sta stravincendo la Serie A ma ha già un piede fuori dalla Champions.

“Martedì faremo una grande partita” ha assicurato nell’ultima conferenza stampa. Chissà se basterà, alla squadra per passare il turno e a lui per restare a giugno.