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Incontenibili, o incontinenti. Per settimane intere ha parlato solo uno (con un altro che gli bisbigliava all’orecchio), all’improvviso alla Lazio hanno preso a parlare tutti: dirigenti, addetti stampa, calciatori. E tutti lo stesso giorno, manco si fossero messi d’accordo. 

A dare l’incipit alla raffica di esternazioni è stato il capo supremo, Claudio Lotito, concedendo una lunga intervista alla Repubblica del fresco direttore Molinari, producendosi nel meglio di se: niente play-off  per l’assegnazione dello scudetto ma partita secca con la Juve, finita davanti alla Lazio in classifica solo grazie a quella vittoria con l’Inter (“vabbè…l’avete vista quella partita”), con aggiunta confessione di essere uscito apposta dall’Europa League “così avremmo giocato solo una volta a settimana, mentre gli altri ne giocavano due”. Una sequela di amenità sulle quali tornerò tra pochi giorni con un video ad hoc, in modo da articolare meglio le tante risposte.

In un perfetto gioco di squadra, dopo Cesare sono arrivati in sequenza tutti i suoi pretoriani: l’immancabile Diaconale, Tare, persino Parolo. In modo da rafforzare i concetti espressi dal presidente-padrone. Che poi è solo uno, sempre lo stesso: bisogna gioca’! Mica per interessi specifici della Lazio, ma per il bene dello straindebitato e mal gestito mondo del calcio. Un comparto che, come ricorda spesso Lotito, verserà pure ogni anno all’Erario un miliardo e 200 milioni, ma la cui sopravvivenza è legata ai diritti Tv, altrimenti implode.  Complimentoni vivissimi.

Su un unico passaggio sono d’accordo coi pretoriani laziali, quello riguardante gli allenamenti: il nuovo DPCM non può consentire di effettuarli dal 4 al 18 maggio singolarmente e lontani dai centri sportivi. È un’assurdità. Se la prima preoccupazione è quella di evitare i contagi, i calciatori non possono mica andarli a fare nei parchi pubblici, con la possibilità di venire a contatto con sconosciuti asintomatici. E nemmeno possono continuare ad allenarsi in casa propria, perché hanno bisogno di un preparatore che li controlli e gli dica cosa fare.  Germania e Svezia stanno dimostrando che tutto questo è possibile.

Trovo invece risibile lo sforzo di Diaconale e Tare nel voler far passare la versione di un Lotito simile a Numa Pompilio, mosso in ogni sua azione da sincera pìetas nei confronti dell’interesse collettivo e non piuttosto dei propri. Quello appunto di tornare a giocare con la convinzione di poter vincere questo scudetto, forte del fatto di aver giù battuto la Juve due volte. Altrimenti non si spiegherebbe tutta sta voglia di riprendere un campionato in cui, venisse cristallizzata la classifica, la Lazio sarebbe di diritto già iscritta alla prossima Champions. “Lotito lo fa per il sistema”. Balle.

Altrettanto amena la richiesta rivolta da Tare a Juve e Inter di prendere posizione nei confronti del Governo, affinché consenta al calcio di portare a termine la stagione, arrivata proprio dopo i dubbi manifestati pubblicamente da Lotito sull’ultimo Derby d’Italia. Quasi a paventare che l’Inter si fosse scansata per permettere alla Juve di tornare in testa al campionato. Potrebbe mai essere credibile una versione del genere con l’acerrima rivalità esistente tra i due club? Ma poi, non erano i laziali quelli gemellati con l’Inter?
Lotito è riuscito in un’impresa ritenuta finora impossibile: mettere d’accordo, per una volta, juventini e interisti. Virologo, dottore, scienziato ed anche mago.