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Domenica scorsa a Udine Ronaldo ha salvato la Juventus, ma ha anche salvato Pirlo. Nonostante le smentite di rito, se l’Udinese avesse centrato la vittoria il cambio in panchina sarebbe stato automatico: Tudor era pronto a subentrare. La doppietta di CR7 negli ultimi minuti di partita ha mantenuto lo status quo. Per quanto? Alla Juventus si augurano fino alla fine, che coinciderebbe con la conclusione della stagione, da archiviare possibilmente con un posto Champions e una Coppa Italia, oltre alla Supercoppa già in sala trofei. E poi?

Tutto dipenderà da cosa hanno in testa i proprietari della Juventus e qual è l’orientamento dell’attuale CdA bianconero. Perché se alla Continassa il reggente continuerà ad essere Andrea Agnelli, Pirlo potrebbe restare al suo posto anche la prossima stagione. Sembra assurdo, ma è così. Andrea sta con Andrea, il Pigmalione difende ancora il suo protetto, a dispetto dei risultati non esaltanti ottenuti fin qui dall’apprendista-allenatore.

Dovesse centrare gli obiettivi di cui sopra, non è affatto da escludere una sua riconferma. Non importa se in campo non si intravede una traccia di gioco, se la squadra appare sbandata, se la Juve attuale ha 11 punti in meno in classifica di quella di Sarri e se ogni partita è un terno al lotto (Benevento docet), Pirlo continuerebbe ad avere delle chance per proseguire il proprio mandato.

Un innamoramento, quello di Andrea (Agnelli) per Andrea (Pirlo) che sa più di incaponimento, di testarda presunzione, di non volere ammettere l’errore nemmeno sotto tortura. È stato fatto con Sarri, esonerato da campione d’Italia, non ci si riesce con Pirlo, pur avendone accertati i limiti. A questo punto qualcuno dovrebbe intervenire, indipendentemente da come andrà a finire la stagione. Sbagliare è umano, perseverare sarebbe diabolico.

Vorrebbe dire non avere capito l’inadeguatezza del personaggio al ruolo assegnatogli, che un grandissimo giocatore non possa essere in automatico un grande allenatore, un ottimo allievo di Coverciano non può allenare da subito la prima squadra della Juventus come un neo-laureato dirigere un’azienda. Zidane passò prima dal Castilla (terza divisione) per poi approdare al Real vero e proprio, dopo aver fatto anche da vice ad Ancelotti. Non è sufficiente farsi chiamare Maestro per essere un genio assoluto.

È tutto chiaro ed evidente. A meno che non si vogliano trovare per forza degli alibi nelle circostanze: i troppi infortuni, i tanti contagiati per covid, qualche errore gestionale. I primi due sono stati comuni ad altre squadre, Inter in testa, in grado di dare lo stesso 13 punti di distacco in campionato alla squadra di Pirlo. Gli sbagli di mercato sono altrettanto palesi, nonostante qualcuno nel club continui a ripetere che “questa rosa è difficilmente migliorabile”.

La qualificazione in Champions (traguardo che la Juventus dovrebbe raggiungere in automatico, ogni anno) e la conquista della Coppa nazionale sono ciambelle di salvataggio per chi sta affogando, ma una volta portato in salvo l’intero equipaggio – ammesso ci si riesca - non si potrà affidare la nuova nave ad un comandante che ha dimostrato di non sapere navigare.

Nel 2009 Elkann avallò la scelta azzardata di Ferrara, faccia tesoro di quell’esperienza ed eviti il bis. E il CdA Juve si faccia sentire, come avvenuto lo scorso autunno, quando qualcuno della dirigenza rischiò di rimetterci le penne. Entrambi facciano notare all’Imperatore che è nudo perché a quanto pare non se n’è ancora accorto.