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Carissimo e stimatissimo Presidente Agnelli,

nessuna intenzione di voler fare polemica con lei, soltanto il pretesto per farle qualche domanda e formulare, serenamente, qualche considerazione.

L’ha vista Liverpool–Barcellona? Presumo di si, e penso che, come il sottoscritto e milioni di altri juventini, non sarà rimasto indifferente di fronte all’impresa titanica compiuta dagli uomini di Klopp. Una prestazione pazzesca, per una rimonta considerata quasi inimmaginabile alla vigilia, pur conoscendo bene il carattere e le capacità della squadra britannica e del suo tecnico. Un’impresa del genere, però, resterà a lungo negli occhi e nella memoria di chi l’ha guardata in diretta, talmente è stata fantastica e disumana allo stesso tempo.

Quello che però più mi interesserebbe sapere è se anche lei, alla pari di quasi tutti noi juventini, l’altra sera non ha provato un po’ di sana invidia sportiva nei confronti del Liverpool, e non ha pensato – come noi – perché la Juventus non possa regalarci prestazioni analoghe. Spesso, soprattutto in Europa, non una tantum. Tipo, il ritorno con l’Atletico Madrid. Lo stesso Allegri ha ammesso di aver visto, in questa stagione, fare dalla propria squadra tre sole grandi prestazioni: col Valencia, col Manchester United e, appunto, con l’Atletico. Un po’ pochino su quasi 50 partite totali, non le pare Presidente?

Guardando il Liverpool ci siamo resi tutti conto, credo anche lei, di quanto sia evidente la distanza tra l’attuale Juventus e le altre big del calcio continentale, sia nel modo di giocare, quanto nel tipo di mentalità. I Reds osano, non hanno paura, non si lasciano intimidire da Messi e da tutti gli altri campioni del Barca, anche se all’andata hanno incassato tre reti e il passaggio in finale pareva compromesso. Giocano, ci provano, sono stati loro ad intimidire i blu grana, non il contrario.

Questione di DNA, sostiene qualcuno, la Juve ne ha un altro. E quale sarebbe? Quello della fifa, mimata pure da Ronaldo alla fine della gara con l’Ajax? Oppure, per DNA, la Juventus è obbligata a giocare male ogni gara, perché non è abituata a fare meglio? Un’abitudine che gli ha inculcato qualcuno, ma che non fa parte della storia bianconera, e lei Presidente lo sa bene. Non è forse la Juve quella del “fino alla fine”, o mi sbaglio? Solo un motto ad effetto, o una vera e propria filosofia di club?
Altrettanto perdente e fallace è pure la teoria della fatalità. Tradotto, troppi infortuni nel momento topico della stagione e, quindi, giocatori importanti che vengono a mancare quando ne avresti maggiore bisogno. Contro il Barca, il buon Klopp ha dovuto fare a meno di tre titolari importanti (Salah, Firmino e Keita) ma non si è pianto addosso, al contrario ha preparato e caricato la squadra al punto tale da ottenerne ugualmente una prestazione di altissimo livello, sfociata poi nella conquista della finale.

Per il 2° anno di fila. Potrebbe pure riperderla, come capitato proprio ad Allegri, ma intanto sarà al Wanda e potrà riprovare a vincerla. Poi, magari, i giocatori del Liverpool avranno più attributi e meno cagarella di quelli presenti nell’attuale rosa bianconera, ma forse soltanto perché gli è stato inculcato come si deve, nella testa, quello che si chiama coraggio. E gli è stato pure insegnato come fare paura, con le armi del gioco, a gente come Messi. Così come ad altri a non farsi intimidire da un mostro sacro come Ronaldo, vedi appunto i ragazzini terribili di Ten Hag, emblema pure lui di un “altro calcio”, moderno, coraggioso e vincente.

Caro Pres, il football è cambiato, e la nostra Juventus non ha scaricato gli aggiornamenti. Che dice, resettiamo? Confido in lei e nel suo concreto desiderio di voler continuare a vincere, non accontentandosi di annoverare, stabilmente, il suo club tra i primi 8 d’Europa. Gli obiettivi minimi non appartengono alla Juventus, e nemmeno alla sua famiglia.