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Federico Chiesa racconta tutto. A Tuttosport il 7 della Juve spiega: "Sto bene, anzi: sto benone. Il processo di recupero dall’infortunio è ormai alle spalle. Non voglio proprio più sentire la parola recupero: ora sono al meglio sia fisicamente che mentalmente. Problema d'identità? Quella semmai è una percezione che arriva dall’esterno. Io penso soltanto a lavorare sodo per migliorare ogni giorno, con fiducia nei confronti della scelta del mister di avanzarmi. E credo di essere partito bene in questa stagione...". 
 
RAPPORTI TESI CON ALLEGRI - "Ma va’, io vado d’accordo con tutti!". 
 
CALCIO MODERNO - "È un’idea che comprende l’intenzione di pressare alto l’avversario, così come quella di essere più propositivi possibile con il pallone tra i piedi: tutto ciò che stiamo cercando di fare, insomma. Anche se poi c’è partita e partita: bisogna trovare gli equilibri corretti e maturare come collettivo per capire i momenti, perché questo è quello che contraddistingue le grandi squadre. A Reggio Emilia contro il Sassuolo, per esempio, nel finale ci siamo disuniti troppo e l’abbiamo pagato. Quanto ci confrontiamo? Tanto: guardiamo video, rivediamo le nostre partite per valutare cosa è stato fatto bene e cosa invece no. Ci aiuta molto il supporto di Magnanelli e Padoin, in questo". 
 
MAGNANELLI - "Ha preso in tutto e per tutto il posto di Bianco, con cui abbiamo avuto meno tempo di lavorare perché lo scorso anno ogni tre giorni eravamo in campo. In questa stagione, invece, abbiamo più margine per provare e riprovare gli schemi nel corso della settimana: quando abbiamo avuto conferma dell’esclusione dalle coppe, l’intero piano d’allenamento è stato rimodulato". 
 
SCETTICISMO - «Veniamo da due anni di fila senza trofei: questo alla società non fa piacere e, probabilmente, influisce anche sulla percezione della squadra dall’esterno. Ma il nostro obiettivo è quello di entrare nella prossima Champions League, come già avevamo fatto lo scorso anno, quando il risultato ci è stato sottratto dopo che ce l’eravamo conquistato sul campo. Poi, per carità: vediamo dove saremo a marzo... a quel punto capiremo se potremo ambire a qualcosa in più!». 
 
LO SCORSO ANNO - «Con il pensiero, per quanto mi riguarda, che sarebbe stato più lineare affrontare il tema a fine stagione. A campionato in corso, invece, è stato davvero difficile da gestire: puoi anche aspettarti delle sanzioni, ma quando vedi nel concreto la classifica cambiare di colpo… Siamo scesi in campo dando sempre il massimo, fa ovviamente male assistere a un declassamento improvviso. E poi i punti tolti, ridati e di nuovo tolti: non è stato per nulla semplice da digerire. No, al contrario: è emersa una grande voglia di rivalsa. A volte, però, si è rivelato difficile anche riuscire ad esprimerla. Come accaduto ad Empoli, per esempio, quando siamo stati informati della penalizzazione a pochi minuti dall’ingresso in campo. Il mantra era diventato quello di provare a combattere contro tutto e tutti: gli avversari, ma anche tutti i fattori esterni. Sinceramente oggi nessuno ne parla più in spogliatoio, né i giocatori né l’allenatore: finalmente abbiamo la testa davvero libera per pensare solamente al campo». 

LA SECONDA PARTE DELL'INTERVISTA