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Federico Chiesa è pronto per vestire la maglia della Juventus fin dalla prossima stagione. Lo ha decretato, ieri pomeriggio, la maggioranza del pubblico bianconero che lo ha applaudito con intensità come se già fosse “uno di famiglia”. Il popolo dell’Allianz, salvo alcune frange che ragionano di pancia, possiede un’ottima competenza per saper distinguere l’oro vero dalle patacche. Il giovane attaccante della Fiorentina è davvero tanta roba, sia per il suo valore professionale e soprattutto per il suo modo di essere persona.

A garanzia dello spessore autentico di questo giovane destinato a entrare nel ristretto club dei campioni c’è la sua storia personale insieme a quella della sua famiglia. Una fotografia molto simile a quella che, in passato, seppe regalare al calcio quella significata dai Maldini. Prima Cesare, poi Paolo, ora Christian e Daniel all’orizzonte. Fuoriclasse senza tempo, ma in particolare uomini che hanno saputo fare del loro equilibrio mentale e comportamentale fuori e dentro un campo di pallone la loro cifra più significativa. Un autentico modello per tutti i giovani che perseguono un calcio silenziosamente ed educatamente vincente.

Ebbene, Chiesa appartiene a questa categoria di campioni speciali perché “normali” nella vita di tutti i giorni. Il merito principale della crescita esponenziale di questo ragazzo va ascritta a Enrico e a Francesca che sono i genitori di Federico. Proprio come il “clan Maldini” la famiglia Chiesa ha saputo infondere nella mente e nello spirito del figlio i sani principi e gli indispensabili valori della sana quotidianità da vivere senza eccessi anche se la celebrità e la fama vengono a bussare alla porta di casa. E’ bene ricordare che non esiste campione senza l’uso del cervello. Il talento naturale da solo non è sufficiente a garantire la tenuta sulla lunga distanza. Gli esempi di Cassano e di Balotelli sono esemplari.

L’arrivo di Federico alla Juventus, tra le altre cose, provvederebbe a colmare una lacuna storica nella storia della società bianconera. Un “errore” di valutazione commesso dalla società torinese alla fine della stagione 1996 quando, per gli ottimi rapporti con la Sampdoria, potendo ingaggiare il bomber emergente Enrico preferì affiancare a Bobo Vieri il laziale Boksic, al posto di Luca Vialli, capitano di quella squadra. Chiesa avrebbe, nel tempo, potuto ripercorrere le sue orme e ripetere i suoi trionfi. Andò invece a Parma, dove esplose in tutta la sua potenza per poi passare alla Fiorentina. Adesso la Juventus ha la possibilità di rimediare se abbandonerà la scriteriata idea di immaginare lo scambio Dybala-Icardi.

E a proposito di Paulo Dybala. L’ormai imminente annuncio che Andrea Agnelli si prepara a fare dicendo che Massimiliano Allegri continuerà ad essere l’allenatore della Juventusspingerà il giocatore argentino a chiedere di essere ceduto. Troppo distanti i modi di intendere il calcio tra i due soggetti in questione. Un poco ciò che accadde tra Sivori ed Heriberto Herrera con Omar che migrò a Napoli. Dybala certamente è un campione o comunque un giocatore di grande talento. La Juventus lo sa e proprio per questo eviterà di consegnarlo nelle mani di una possibile concorrente per il prossimo scudetto. Se poi dovesse andare in Spagna, amen.

La Fiorentina potrebbe rappresentare la destinazione ideale per Dybala, se non vi fosse l'ostacolo di uno stipendio proibitivo (oltre 7 milioni netti a stagione). Una sistemazione professionale giusta sia per la società toscana che, a seconda di come andrà la semifinale di Coppa Italia con l’Atalanta (e poi l'eventuale finale), il prossimo anno potrebbe giocare in Europa e sia per lo stesso giocatore argentino il quale, grazie alle sue caratteristiche tecniche e al suo modo di giocare con fantasia, non avrebbe alcuna difficoltà a penetrare fin da subito nel cuore dei tifosi viola i quali amano da morire le cose belle. Sicchè, senza volerci spingere troppo lontano ai tempi in cui nella Fiorentina giocava Hamrin, senza il nodo dell'ingaggio non sarebbe fantasioso azzardare un Paulo Dybala che, a Firenze, replica la bella storia scritta da Rui Costa.