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Giorgio Chiellini, maestro della difesa e non solo. Il capitano della Juventus ha parlato al sito ufficiale di FIFPro nell’ambito del progetto “Mind the Gap”, teso ad aiutare i calciatori a prepararsi alla carriera dopo il ritiro: “Quando ero piccolo e frequentavo le scuole elementari mi capitava di dire a mia mamma ‘Non sto bene, non voglio andare a scuola’. Lei mi ha sempre risposto ‘Nessun problema, se non vai a scuola non vai a giocare a calcio’. Dopo quelle frasi stavo sempre bene, riuscivo sempre ad andarci (ride, ndr)”.

LO STUDIO - “Per me era un hobby, un piacere, non mi pesava e anzi mi teneva attivo il cervello. Quando sentivo di essere stanco smettevo, ma penso che mi abbia dato una grossa mano in tutto. Perché nel calcio se non sei attivo mentalmente, non sei lucido, non sei veloce nel capire le situazioni, non arrivi a certi livelli. Lo studio quindi mi ha aiutato non solo nella vita di tutti i giorni, ma anche nello sport”.

TROVARE IL TEMPO - “Quando ero da solo mi allenavo la mattina, tornavo a casa dopo pranzo, mi riposavo e nel pomeriggio studiavo un paio d’ore. Poi magari nei periodi più intensi, quelli vicini all’esame, mi portavo i libri anche in ritiro. Mi aiutava anche a staccare dalle pressioni. Da quando è nata mia figlia ho studiato sempre in ritiro, nei viaggi e la sera prima delle partite. Adesso è molto più semplice, ci sono corsi per studenti lavoratori, le università mettono a disposizione dei corsi online. E l’Università di Torino è stata all’avanguardia, mi ha permesso di portare avanti gli studi. Certo, non ho mai saltato un allenamento per andare a seguire una lezione. Ma la giornata è lunga, se uno vuole il tempo lo trova".

RISCHIO DEPRESSIONE - "Bisogna cercare di incrementare le persone che studiano e che arrivano alla laurea, perché la vita è lunga, sarà bellissima quando uno finisce di giocare a calcio ma va coltivata prima. Poche persone possono rimanere nel mondo del calcio e riuscire a fare qualcosa. C’è il rischio di depressione, poi tante persone hanno anche problemi economici”.

IL FUTURO - “Mi piacerebbe rimanere nel mondo del calcio, è la mia grande passione. Magari con qualche ruolo 'da scrivania' e non di campo. Però devo mettermi ad imparare, senza pensare che - visto che ho giocato 15 anni nella Juve e in Nazionale - di permettermi di andare in un posto sapendo già fare tutto”.

LA VITA DOPO IL CALCIO - “Quando hai 20-25 anni ti sembra di essere indistruttibile. Ti sembra che con il calcio tu possa fare tutto, e invece devi già pensare al futuro, perché a 35 anni la carriera finisce e dopo c’è una vita davanti dove giocare a calcio non ti basterà per vivere”.