Sicché, prima che la festa cominci, approdo a Itaca chiedendo scusa per essermi lasciato ammaliare un po’ troppo ingenuamente dal canto delle sirene. E proprio da questa parola, “scusa”, mi piace prendere spunto per costruire la prima riflessione di questa nuova navigazione. Sbagliare è umano tanto che nessuno può evitare di ammettere scivoloni assortiti lungo il percorso della quotidianità. L’importante, poi, è rimediare all’errore o comunque provare a farlo. Nel frattempo è buona cosa rivolgersi alla ”vittima” di quello sbaglio per tentare di ottenere il suo perdono.
Sembrano pensarla in maniera differente gli ultrà della curva bianconera i quali hanno addirittura redatto un comunicato ufficiale per censurare, con parole dure e persino offensive, l’atteggiamento di contrita umiltà tenuto in campo dai giocatori della Juventus dopo la sconcertante sconfitta subita a Monza. Anziché apprezzare il gesto suggerito a tutti i compagni da Bonucci, gli estremisti del tifo bianconero si sono sentiti umiliati e offesi davanti allo sguardo del pubblico avversario ignorando che la richiesta del perdono non è un atto di debolezza o di sottomissione ma un principio di grande onestà intellettuale. Un dovere, insomma. Cosa che avrebbero, semmai, dovuto fare anche i dirigenti, Andrea in testa e il tecnico Allegri.
Sarebbe un bel guaio e in proposito mi auguro di sbagliare se il malcontento degli ultrà fosse il segnale di un atteggiamento assai più velenoso e diffuso sul piano sociale e civile. Domenica, con il calcio in standby, saremo tutti chiamati a partecipare come protagonisti alla partita più importante dalla fondazione della Repubblica a oggi. Di tanto e forse di tutto abbiamo bisogno per essere un Paese sano. Certamente non del celodurismo o dei fantasmi neri con in mano manganello e bottiglia di ricino per far vedere che non chiniamo il capo.